Le indagini rivelano altri terribili particolari del dramma avvenuto all’hotel Rigopiano, travolto il 18 gennaio da una valanga. Rispetto a quanto si pensava inizialmente, non tutte le persone sono state uccise sul colpo. Paola Tommassini, 46 anni, aveva infatti cercato di chiamare aiuto con il suo cellulare: ma il telefono non aveva campo.
Alle ore 16.54 ha lanciato il primo grido di aiuto su WhatsApp: “Sono bloccata dalle macerie, aiutoooo”, scrive a un’amica. Alle 17,26 dice: “C’è stata un’esplosione”, chiedendo ancora di dare l’allarme. Ma i messaggi non partivano: le macerie bloccavano anche il segnale. Paola, a quel punto, aveva capito la drammaticità della sua situazione e saluta i familiari, immaginando che potesse essere l’ultima volta: “Vi amo tutti, salutami mamma” aggiungendo un cuore come emoticon. L’attività del telefono conferma che è rimasta viva almeno fino alle 7.37 del 20 gennaio, quando c’è ultima traccia di accensione dello smartphone, che in precedenza aveva probabilmente spento per risparmiare la carica della batteria. Di sicuro per almeno 15 volte ha tentato di chiamare il 112 per dare l’allarme. Ma niente, purtroppo, non c’era linea.
I messaggi sono al vaglio degli inquirenti per comprendere se i ritardi dei soccorsi hanno causato la morte di alcune persone seppellite dalle macerie del Rigopiano. Paola Tommassini è stata ritrovata dai vigili del fuoco la sera del 23 gennaio. E aveva il cellulare in mano.