Com’era prevedibile in questo inizio di dicembre la stampa in coro canta l’epicedio in onore di Henry Kissinger, morto all’età di 100 anni nella sua casa in Connecticut. L’operazione è piuttosto semplice: Kissinger è stato consigliere per la sicurezza nazionale di Richard Nixon e segretario di stato sotto Gerald Ford ed è, nel bene e nel male, il più importante funzionario di politica estera nella storia americana moderna. La politica estera sotto due presidenti americani rifletteva direttamente la sua visione del mondo.
Com’era prevedibile in questo inizio di dicembre la stampa in coro canta l’epicedio in onore di Henry Kissinger
Prima di entrare entrare nelle stanze che contano, nel 1968, Kissinger era professore di relazioni internazionali ad Harvard. Ha sviluppato una visione del mondo molto chiara incentrata sull’idea di realpolitik: gli Stati Uniti dovrebbero perseguire i propri interessi sondando tutto ciò che è politicamente possibile. Le considerazioni morali e ideologiche, per Kissinger, erano meno importanti delle fredde e dure valutazioni di ciò che avrebbe potuto far avanzare la posizione strategica degli Usa Non è un caso che tra i messaggi di cordoglio ieri sia arrivato anche quello di Vladimir Putin.
Così mentre la politica italiana celebra Kissinger foderata dagli editoriali addolorati tocca spulciare tra la stampa internazionale per ripristinare almeno la verità storica. Kissinger fu ideatore dell’apertura verso l’Unione Sovietica per abbassare le tensioni tra le due superpotenze dotate di armi nucleari, è vero anche che fu lui a pianificare negli anni ’70 il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina. Questi due risultati lo proiettarono di fatto tra i più venerati strateghi americani. “Kissinger cattura l’immaginazione – scrisse il suo biografo Robert Schulzinger – perché ha progettato la svolta più significativa nella politica estera degli Stati Uniti dall’inizio della guerra fredda”.
Ma quanto è costato tutto questo? “Per coloro che credono che la politica americana dovrebbe essere qualcosa di più del puro perseguimento dell’interesse personale, la continua venerazione di Kissinger a Washington è spaventosa”, scrisse già nel 2016, in occasione di una premiazione a Kissinger a cui partecipò anche il presidente Obama. L’episodio più noto è che fu Kissinger a ideare il piano dell’era Nixon per bombardare a tappeto la Cambogia. Ufficialmente il bombardamento – che colpì indiscriminatamente obiettivi in aree popolate da civili – avrebbe dovuto distruggere le basi del Vietnam del Nord e dei Viet Cong.
Morto a 100 anni il più importante funzionario americano. I suoi “meriti” pagati con fiumi di sangue
In realtà, era stato concepito per migliorare la posizione strategica dell’America prima di un ritiro negoziato. Durante la prima fase dei bombardamenti, dal 1969 al 1970, Kissinger approvò personalmente tutti i 3.875 bombardamenti, secondo un rapporto del Pentagono. Nel 1971 il governo pakistano intraprese una campagna di genocidio per sopprimere il movimento indipendentista in quello che sarebbe diventato il Bangladesh. Yahya Khan del Pakistan, uno degli artefici del genocidio, fu prezioso per le ambizioni di Nixon di ripristinare le relazioni diplomatiche con la Cina. Quindi gli Stati Uniti hanno lasciato che le forze di Khan violentassero e uccidessero almeno 300mila persone, qualcuno dice siano tre milioni.
“Non possiamo permettere che un amico nostro e della Cina venga coinvolto in un conflitto con un amico dell’India”, disse Nixon citando Kissinger. Nel 2014, documenti declassificati suggerivano che negli anni ‘70 Kissinger segnalò ai leader militari della destra argentini che gli Stati Uniti non si sarebbero opposti ai suoi piani di lanciare una repressione del dissenso nel 1976 che divenne nota come Guerra Sporca. Morirono circa 30mila persone. “Henry Kissinger, il criminale di guerra amato dalla classe dirigente americana, finalmente muore”, titolava ieri il periodico Usa RollingStone. Notate le differenza qui da noi.