Il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi può attendere. Dopo i notevoli ritardi nella realizzazione dell’opera, per cui la Commissione europea ha anche aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, a fine luglio era stato assicurato che entro quest’anno o al massimo nei primi mesi del 2020 sarebbe finalmente stato deciso dove costruire l’impianto dove stoccare in via definitiva 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività provenienti dalle centrali nucleari dismesse, dagli ospedali, dalle industrie e dai laboratori di ricerca, e dove sistemare in via temporanea, per massimo cinquanta anni, i 17mila metri cubi di rifiuti ad alta attività, nell’attesa di trasferirli in un deposito geologico di profondità.
Quando si parla di nucleare sembra però sempre di finire catapultati in un grande gioco dell’oca e ora l’ipotesi di tornare al punto di partenza non appare peregrina. Il senatore pentastellato Gianni Girotto (nella foto), presidente della Commissione industria del Senato, presente alla rimozione del monolite nell’impianto Itrec di Rotondella, afferma infatti che l’orientamento è di spedire all’estero le scorie più pericolose e di valutare se lasciare le altre nei depositi temporanei. Con il risultato che, continuando a non scegliere un’area dove realizzare il cimitero nazionale dei rifiuti nucleari, l’Italia rischia di continuare a spendere una montagna di denaro per far custodire i propri rifiuti all’estero e per adeguare gli attuali depositi temporanei.
LA NOVITA’. Un cimitero di scorie diffuso insomma invece che uno unico, moderno e sicuro come previsto per legge, che la Francia, dove attualmente si trovano buona parte delle scorie prodotte in Italia, sollecita da tempo al fine di restituire a Roma un simile carico. Cinque mesi fa l’allora sottosegretario Davide Crippa assicurò che la mappa dei siti idonei per il deposito sarebbe stata messo a punto al massimo nei primi mesi del 2020. Ora non sembra più così sicuro. “Quello che vediamo oggi a Rotondella – afferma Girotto mentre il personale della Sogin è alle prese con il monolite – è la priorità, la messa in sicurezza e la bonifica dei territori. Fondamentale anche per lo sviluppo economico, visto che fino a che alcune aree sono a rischio non c’è neppure chi è disposto a farvi degli investimenti”.
Ma sul deposito nazionale? “I rifiuti ad alta attività si possono mandare all’estero. Inutile costruire un deposito in ogni Paese. Meglio farne uno europeo e non in Italia. Stiamo esplorando questa possibilità”. Ma anche sui rifiuti a bassa e media attività il sito unico non sembra convincere i giallorossi. “Non è detto – sostiene il senatore Girotto – che si debba fare un deposito unico. In ogni sito depositi già ci sono e gli stessi trasferimenti dei rifiuti da tali depositi a quello nazionale sarebbero complicati. Siamo obbligati soltanto a mettere in sicurezza tali rifiuti e non c’è alcun obbligo su come farlo. Il deposito nazionale non è un dogma”. L’investimento da 7,2 miliardi di euro, con un impianto da ultimare entro il 2036, potrebbe dunque sfumare e i costi di un’operazione diversa sono ancora tutti da verificare.