Due posizioni assolutamente distanti sulle ultime norme varate dal governo Meloni in materia di giustizia. Sono quelle emerse giovedì – pur nella massima cordialità – tra il procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola e il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, durante la prima giornata del Festival internazionale dell’Antimafia in corso al cinema Anteo a Milano. A dividere i due “big” del Palazzo di Giustizia di Milano, il recente decreto legge approvato dal Senato sul sequestro degli smartphone, che rende l’iter assai complicato per i pubblici ministeri, prevedendo un doppio passaggio davanti ai Gip e un dibattimento.
Viola: “Una norma necessaria”
Per il procuratore Viola si tratta di una norma necessari, che impatterà relativamente sui processi. “Una disciplina ci voleva. Sicuramente è un settore che andava disciplinato”, ha spiegato, “Io spero che non interferisca più di tanto, ma c’è un problema di tutela, anche di diritti di privati che rischiano di essere compressi”. Inoltre, ha aggiunto, “non dimentichiamo che gli smartphone contengono dati sensibili, informazioni che possono riguardare minori, condizioni di salute quindi sta molto anche alla professionalità del magistrato. Raccolto il dato bisogna utilizzarlo e restituire e distruggere. Io non ho particolari preoccupazioni sotto questo aspetto”.
Roia: “Gli uffici, già in sofferenza, saranno ancora più ingolfati”
Di tutt’altro avviso invece il presidente Roia, assai più critico con la maggioranza: “Questa è un’altra misura che, anche se fosse ispirata da necessità garantistiche, impatta però con un sistema giudiziario che è molto sofferente. Mancano quasi 2 mila magistrati, abbiamo il 40% e anche di più, parlo dei dati di Milano e del distretto della Lombardia, di scopertura del personale amministrativo. E quindi laddove si interviene con misure che complicano e ingolfano l’autorità giudiziaria si va contro l’efficienza”. Per Roia la scelta del governo non ha una giustificazione, almeno sul piano dei presunti abusi sui dati sensibili, contro i quali, se anche ci fossero, già oggi esistono gli strumenti per perseguirli. “È difficile coniugare garanzia ed efficienza”, ha spiegato il presidente del Tribunale, “bisogna farlo, ma bisogna fare degli studi di impatto prima. Credo che siamo ancora in una fase di un ddl, bisogna comprendere se ci sono state storture nell’utilizzo di dati sensibili personali e a me questo non pare. Se c’è un uso strumentale della vita privata o di elementi estranei alle indagini, questi devono essere perseguiti, ma oggi abbiamo già i mezzi per farlo”.
Concordi sul richiamo alla politica affinché selezioni persone degne
Interrogato sugli scandali su affari e politica che da giorni sono al centro delle cronache, Viola ha fatto un richiamo all’intera classe politica e ai cittadini: “La politica deve avere gli anticorpi perché non ha senso aspettare, sperare che sia la magistratura a risolvere i problemi. Gli anticorpi deve averli la politica e devono averli anche i cittadini – ha aggiunto -. Bisogna pensarci prima, bisogna pensarci per tempo, anche molto alle candidature, bisogna fare selezione e spetta proprio alla politica, non ad altri”. Concorda Roia, per il quale “più che da magistrato, da cittadino, io mi aspetto che la politica sia il primo fronte etico e morale di un contrasto istituzionale. Se c’è una cessione, una concessione o situazioni di accettazione di zone di grigio, questo non va assolutamente bene”, ha aggiunto il presidente del tribunale.
“Dalla politica deve arrivare, per tutti i cittadini, un messaggio forte che riguarda l’etica, la morale di come si fa politica – ha continuato Roia – e soprattutto della creazione di anticorpi per evitare infiltrazioni come quelle che sono all’attenzione dei media”. Infine ha lanciato un appello affinché si continui “a parlare del problema della legalità e delle infiltrazioni della mafia. Si tratta di una infiltrazione silenziosa e invisibile, quindi di difficile percezione”, dice Roia, “ci vuole una soglia di attenzione nella quotidianità perché le mafie si infiltrano dove c’è la traccia del denaro”.
In particolare, il pericolo arriva dalle grandi opere, che devono essere controllate preventivamente: “I punti di attenzione devono essere individuati in un’attività di prevenzione, dove ci sono opere importanti che stanno per essere costruite per i grandi eventi. A Milano avremo le Olimpiadi invernali, abbiamo il Pnrr e ovviamente ci sono grossi appalti e la mafia tende ad infiltrarsi soprattutto nei subappalti dove i controlli sono molto complessi e difficili”. E, avverte il presidente, “è una mafia che si presenta con il colletto bianco, una mafia che lavora sull’economia e questo è più difficile da contrastare e da percepire”.