Le trame, i dossier e i veleni sui colleghi potrebbero costare caro al pm Luca Palamara. Ieri la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha fissato per il 2 luglio l’udienza in cui verrà discussa la richiesta di provvedimenti, avanzata dal procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, nei confronti del potente magistrato romano che ora rischia la sospensione facoltativa dalle funzioni e dallo stipendio. Il provvedimento in questione è di natura cautelativa, ossia mira ad intervenire prima che si celebri il processo disciplinare, e segnerebbe un primo e importante stop per l’ex presidente dell’Anm su cui grava l’inchiesta della Procura di Perugia, quella relativa allo scandalo nomine nei maggiori uffici giudiziari d’Italia, e in cui gli viene contestata la corruzione e altri reati.
RAPPORTI DA VALUTARE. Eppure dalle nuove trascrizioni delle conversazioni captate dal trojan, un virus informatico capace di trasformare un qualsiasi telefono in una cimice, arrivate da Perugia al Csm, ad essere chiamato in causa è proprio il pg Fuzio. In una prima intercettazione ambientale il suo nome era emerso nel corso dell’incontro tra Palamara e il consigliere Luigi Spina del 16 maggio scorso. Si tratta della conversazione chiave dell’inchiesta in cui l’amico rivela all’ex presidente Anm, l’esistenza dell’inchiesta a suo carico di Perugia di cui, proprio in quelle ore, era arrivata notizia al Csm. Il consigliere è preoccupato e spiega: “Il comitato di presidenza ha mandato in busta chiusa ai presenti della quinta e della prima” commissione. Palamara è sorpreso e chiede “Perché la quinta? Allora Riccardo ma che c… ha fatto?”. Ma Spina lo interrompe bruscamente: “Non c’è Riccardo non ci sta, io l’ho avvisato sta all’estero”. Parole che gelano l’ex presidente Anm che esclama: “Allora è grave”. E secondo gli inquirenti, il Riccardo a cui fanno riferimento non sarebbe altro che il pg della Cassazione e membro di diritto del Csm, Fuzio.
Del resto a chiarirlo sono gli stessi interlocutori perché Spina prosegue il dialogo spiegando “con Riccardo mi sono messaggiato”. L’amico è impaziente: “E che ha detto?”. “Ha detto: digli di non fare niente e quando torno lo chiamo. (…) Riccardo evidentemente… sarà arrivata al consiglio… oggi sarà arrivata pure a lui”. Ma c’è di più perché agli atti dell’inchiesta ci sarebbe anche l’incontro top secret del 27 maggio, appena tre giorni prima che l’intera vicenda venisse svelata al pubblico, tra Palamara e Fuzio di rientro proprio da un viaggio all’estero. Una conversazione i cui contenuti, secondo i finanzieri, non sarebbero stati di “opportuna distanza”.
VERTICI IN VISTA. Lo scandalo tra toghe è una delle vicende più nere della storia italiana. Un punto di non ritorno che sta spingendo la politica ad intervenire. E così dopo le parole di ieri del premier Giuseppe Conte, è arrivato l’annuncio che si terranno due vertici in tre giorni per arrivare alla riforma della Giustizia. Il primo si terrà il 19 giugno per discutere delle modifiche da apportare al processo penale e vedrà presenti il premier, i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il guardasigilli Alfonso Bonafede e il ministro Giulia Bongiorno. Il secondo appuntamento, previsto per il 21 giugno, sarà un tavolo tecnico a cui saranno presenti Carlo Verna, presidente dei giornalisti, e un rappresentante del Consiglio nazionale forense, per cercare una soluzione condivisa in materia di pubblicazione delle intercettazioni.