E’ ancora tutta aperta la discussione sul prossimo Dpcm che dal 4 dicembre è chiamato a ridisegnare le regole per le festività natalizie. Non è ancora certo se ci sarà un solo decreto valido fino ai primi di gennaio oppure due provvedimenti: uno in vigore per due settimane e poi un altro da firmare il 20 dicembre. Il premier prova a giocarsi la carta europea. Spera si possano armonizzare le misure tra i vari Stati membri per renderle più digeribili e per evitare fughe all’estero, nel caso in cui altri Paesi come l’Austria decidessero, per esempio, di tenere aperti gli impianti da sci.
“Stiamo lavorando, ho avuto dei colloqui con i rappresentanti delle istituzioni Ue, per cercare di promuovere e ottenere un coordinamento in particolare per gli impianti sciistici e le vacanze di Natale”, ha detto Giuseppe Conte da Palma di Maiorca in sintonia con il collega spagnolo Pedro Sanchez. Chi deciderà comunque di spostarsi sarà sottoposto a controlli: “Non vogliamo invadere scelte di natura nazionale, ci stiamo premurando per evitare che ci siano trasferimenti transfrontalieri, evitando che nel caso si vada all’estero si possa rientrare senza nessun controllo” sanitario. Obiettivo è “introdurre maggiori cautele per prevenire un’impennata nei contagi”.
“Se apriamo senza limiti, avremo la terza ondata”, avverte il ministro Francesco Boccia che assicura ristori per le attività che ruotano attorno al turismo invernale. Sono ancora tanti i nodi da sciogliere. Uno su tutti: la mobilità tra le Regioni. Secondo le previsioni, prima della metà di dicembre molte zone rosse dovrebbero diventare arancioni e alcune arancioni trasformarsi in gialle. Ma questo, secondo il governo, non può tradursi in un “liberi tutti”. Si punta però a garantire il ricongiungimento familiare, ma solo dei parenti stretti e congiunti. Con le norme attualmente in vigore non si possono raggiungere Regioni rosse e arancioni se non per motivi di lavoro, salute o comprovate necessità, ma è comunque sempre possibile rientrare nel proprio luogo di domicilio o residenza, e questo potrebbe ovviare in parte il problema.
Per i parenti stretti che devono spostarsi per le feste potrebbero esserci soluzioni ad hoc, ma solo nel caso si tratti di mariti, mogli, figli, genitori e partner conviventi. Pranzi e cenoni: addio alle lunghe tavolate. In pista c’è la soluzione tedesca: 10 persone a tavola oltre ai figli minori di 14 anni. Ma si parla anche di un numero massimo di 6 o 8 persone. L’altro nodo sul tavolo è quello della scuola. La linea più aperturista nel governo preme per il ritorno in classe il 9 dicembre o al più tardi il 14. L’ala più prudente si chiede se abbia senso riaprire prima delle feste di Natale. Conte lo dice chiaramente: la priorità è la scuola, “va riaperta appena possibile”.
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ieri, ha incontrato i sindaci delle aree metropolitane: “Ho molto apprezzato lo spirito di collaborazione emerso dalla riunione. Siamo tutti d’accordo che la scuola sia una priorità, lavoriamo insieme per riportare gradualmente gli studenti in classe”. Per i negozi dal 4 dicembre le serrande potrebbero rimanere alzate fino alle 22. Aperti nei fine settimana e nei giorni festivi i centri commerciali e i grandi magazzini. Ma con regole per evitare assembramenti. Mentre bar e ristoranti dovrebbero restare chiusi dopo le 18. L’allungamento degli orari dei negozi dovrebbe determinare uno slittamento del coprifuoco di almeno un’ora. E si considerano deroghe eccezionali per il 24 e l’ultimo dell’anno fino a dopo le 24. Rimane da stabilire se sarà possibile raggiungere le seconde case per trascorrere il periodo festivo.