Il Covid rialza pericolosamente la testa, con l’aggravante che poco sembra essere stato fatto dal governo in carica. Solo pochi giorni fa, a margine della Convention per i 25 anni della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), il ministro della Salute Lorenzo Schillaci spiegava che “il Covid oggi è sotto controllo, ma ribadiamo che nelle persone con delle malattie, nelle persone immunocompromesse e in quelle più anziane, anche questo virus può diventare problematico”. Peccato che le sue previsioni abbiano retto poco.
Il Covid rialza pericolosamente la testa, con l’aggravante che poco sembra essere stato fatto dal governo in carica
Secondo gli ultimi dati, infatti, nell’ultima settimana è stato registrato un aumento dei ricoveri del 25%. A far da contraltare a questa nuova emergenza legata al coronavirus, il disastro della nuova campagna vaccinale: in tutto ad oggi sono un milione le persone immunizzate contro il virus. Tra gli over 70 solo il 7% si è vaccinato e tra i malati fragili, le percentuali risultano ancora ancora più basse. Al punto che la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi teme 15mila morti.
Non è un caso che, proprio per fare il punto sulla scarsa adesione ai vaccini, è stata convocata per oggi la cabina di regia straordinaria al ministero della Salute. Il direttore generale della prevenzione, Francesco Vaia, ha deciso di avviare un confronto per capire le ragioni dell’andamento troppo contenuto delle vaccinazioni, non solo per quelle contro il Covid, e valutare le possibili misure per superare i problemi come l’ipotesi di organizzare Open day nazionali, un’idea rilanciata più volte da Vaia nei giorni scorsi. Bisognerà capire quanto anche il ministro e tutto l’apparato politico seguiranno Vaia nell’idea di rilanciare vaccini. Anche perché, ovviamente, più si andrà avanti e, complice il maltempo, più il rischio di contagio – e di confusione con la canonica influenza – potrebbe essere elevato.
Per la Federazione degli Oncologi la colpa è dell’assenza di una efficace programmazione istituzionale
Viste queste premesse era inevitabile che nascessero anche polemiche politiche. “Dice un saggio proverbio che tutti i nodi vengono al pettine. Sta succedendo ahimè per la campagna vaccinale anti Covid. Dopo avere lasciato crescere quando non alimentato una pericolosa cultura anti vax, negazionista e persino criminalizzante nei confronti di quanti hanno operato per fronteggiare proprio grazie a una vaccinazione di massa i rischi derivanti da infezioni Covid, il governo Meloni e il ministro Schillaci corrono oggi ai ripari invitando le regioni a condividere la responsabilità di sensibilizzare i cittadini, in particolare ultra 70enni alla necessità di vaccinarsi. Davvero un grave peccato se si pensa che tre anni fa l’Italia poteva vantare numeri record in fatto di adesione alla campagna vaccinale”, ha sottolineato tra i tanti la senatrice del Pd Sandra Zampa, capogruppo in commissione Affari Sociali.
Parole che, di fatto, trovano d’accordo anche esperti. Soprattutto sul flop della campagna vaccinale. “Nonostante vi siano ben 7 milioni e mezzo di dosi già disponibili da circa due mesi e molte altre in arrivo, in tutto il Paese le vaccinazioni sono state solo circa un milione, con le Regioni del Sud e il Lazio che fanno registrare numeri molto bassi”, ha spiegato non a caso il presidente della Foce, Francesco Cognetti, per il quale le cause di “questi risultati fallimentari” sono “la completa assenza di qualsiasi programmazione e organizzazione, da parte del sistema di prevenzione del nostro Paese, di una vera e propria campagna di vaccinazione rivolta a diverse decine di milioni di cittadini italiani e la completa assenza di una campagna informativa su questa vaccinazione di massa”. Difficile dargli torto.