Protestano gli “indispensabili”, cioè tutte le attività che il Governo, dopo la nuova stretta necessaria per fronteggiare l’epidemia di Coronavirus, ha escluso dalle categorie (bar, pub e ristoranti etc) che dovranno rimanere chiuse fino al 25 marzo. Fabbriche, commercianti e commessi, farmacisti, fino ai medici di famiglia. E’ un Paese nel caos, quello che si è risvegliato, questa mattina, con migliaia di agenti e militari a sorvegliare le strade (oltre 2mila, secondo i dati del Viminale, le persone denunciate per violazione delle restrizioni). Mentre il Covid-19 continua – per ora in modo inarrestabile – a contagiare gli italiani, con un trend di oltre 2mila pazienti positivi in più al giorno.
Secondo l’ultimo censimento, reso noto, questa sera, dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, i positivi sono 12.839, 1.258 i guariti e 1.016 le vittime, che le analisi dell’Istituto superiore di Sanità dovranno però confermare. Di questi: 5.036 pazienti sono in isolamento fiduciario a casa, 1.153 sono in terapia intensiva e 6.650 in isolamento in ospedale. “Tutti noi dobbiamo fare un sacrificio – ha detto Borrelli -, la regola principale è mantenere le distanze anche in famiglia. In questo periodo si sta registrando una contrazione della donazione del sangue. Ma donare è fondamentale e avviene in assoluta sicurezza. Dunque facciamo un appello a tutti i cittadini: continuate a donare perché è fondamentale per salvare vite umane”. Per il contenimento ci vorrà ancora tempo, ha detto Walter Ricciardi dell’Oms: “Dobbiamo abituarci ad una lunga guerra. Ci vorranno almeno due settimane per veder diminuire il numero dei contagi. I ragazzi devono stare a casa”.
Dal fronte delle proteste, quelle più accese riguardano le fabbriche, con le prime agitazioni, soprattutto in Piemonte e Lombardia, già in corso da oggi. Fim, Fiom e Uilm, che questa mattina avranno un confronto con il premier Giuseppe Conte e i ministri Catalfo, Gualtieri e Speranza, chiedono il fermo delle attività produttive fino al 22 marzo. Le categorie dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil chiedono al Governo “norme chiare e cogenti per le imprese” e un blocco momentaneo delle produzioni “al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”. Escludendo dal fermo le aziende che svolgono servizi pubblici essenziali e quelle che producono materiali sanitari.
Protestano anche i medici di famiglia. Tramite la Federazione nazionale degli ordini dei medici, chiedono ambulatori a porte chiuse, la sospensione dell’accesso libero dei pazienti e visite solo su appuntamento per i casi più gravi. I farmacisti, attraverso Federfarma, denunciano la mancanza di mascherine. “Persiste e, anzi, si fa sempre più preoccupante – scrive in una lettera al ministro Speranza il presidente di Federfarma, Marco Cossolo – il problema della mancanza di mascherine su tutto il territorio nazionale”. Federfarma ha chiesto anche che “le farmacie possano esercitare il servizio a battenti chiusi”. “Siamo allo sbaraglio” dicono dalla categoria di commesse, cassieri e addetti alle vendite dei supermercati chiedendo tamponi, guanti e mascherine. “Il settore ha rischi fortissimi: basta immedesimarsi in un addetto alle vendite di un supermercato per capire cosa significa” ha spiegato Alessio Labio, responsabile Cgil Ccnl per il Terziario.