Il Comune di Milano si chiama fuori dal processo sul Cpr lager di via Corelli

Palazzo Marino non sarà parte civile contro gli ex gestori del Cpr lager di via Corelli. Monguzzi: "La giunta fa solo propaganda. Che imbarazzo!"

Il Comune di Milano si chiama fuori dal processo sul Cpr lager di via Corelli

Aveva promesso che sarebbe stato lì, in aula, a dichiararsi parte civile contro coloro che hanno trasformato il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di via Corelli in un lager. Invece non ci sarà.

Parliamo del Comune di Milano, che ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di presentarsi oggi in aula per l’udienza preliminare a carico degli ex gestori del centro, gli amministratori e titolari della Martinina srl, accusati di frode nelle pubbliche forniture e turbative d’asta. Richiesta di parte civile che invece hanno già presentato due ex detenuti del Cpr e le associazioni Naga e BeFree, quelle che con i loro report avevano fatto esplodere il caso dei maltrattamenti nel centro.

Ma il Consiglio comunale aveva votato per essere parte civile

Palazzo Marino, dicevamo, non ci sarà. Nonostante il Consiglio comunale a novembre scorso abbia votato un Ordine del Giorno, presentato dai consiglieri di maggioranza Alessandro Giungi (Pd), Carlo Monguzzi (Verdi) Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara ed Enrico Fedrighini, con il quale si chiedeva a Sindaco e Giunta di avviare “ogni possibile iniziativa di sostegno politico e istituzionale alle parti offese, compresa la costituzione di parte civile”.

Per la giunta ci sarebbero “criticità giuridiche”

La giustificazione della giunta di Beppe Sala è stata che l’avvocatura comunale avrebbe riscontrato alcune criticità giuridiche. “Una scelta totalmente inspiegabile”, per Giungi. “Io e altri consiglieri avevamo presentato una mozione molto chiara che è stata approvata. Quindi la giunta doveva costituirsi parte civile”, ha scritto Monguzzi su Facebook, “Chiedevamo un atto politico forte del Comune in una vicenda dove sono stati calpestati i diritti civili e umani delle persone – ha aggiunto -. Noi chiediamo di proteggere i diritti. Ma la giunta non fa nulla di reale e concreto, solo propaganda. Che imbarazzo sarà spiegarlo ai tanti volontari che si occupano del Cpr e che ci avevano chiesto questo atto. Una giunta sempre più deludente” ha concluso.

La scelta di non costituirsi parte civile, “impedirà al Comune di chiedere conto per l’enorme danno di immagine prodotto alla nostra città da comportamenti commessi in una struttura sul territorio cittadino e che hanno coinvolto centinaia di persone detenute in condizioni disumane”, aggiunge Giungi.

Quando Sala voleva il secondo Cpr

In effetti Sala non ha mai brillato per l’opposizione ai Cpr: recentemente aveva aperto alla possibilità che ne fosse aperto un altro, sempre a Milano.

Una richiesta che aveva imbarazzato non poco il Partito Democratico, il quale, per bocca del consigliere regionale Pierfrancesco Maiorino, aveva fatto della chiusura del Cpr di via Corelli, una battaglia politica. Del resto, le risultanze delle indagini effettuate nel centro lasciavano pochi dubbi sulla necessità della sua chiusura: abuso di psicofarmaci, nessuna assistenza medica né legale, totale assenza dei servizi, cibo avariato servito durante i pasti. Maltrattamenti e abusi che recentemente erano finiti anche nel rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa.

L’attacco delle associazioni a Sala

Chi non si è stupita della scelta di Palazzo Marino è la rete di associazioni che da anni lotta contro i Cpr. Come Mai più lager – NO ai CPR, che ricorda come “invano siamo andati in varie commissioni comunali milanesi, a descrivere negli anni scorsi l’orrore e l’indecenza del lager che grava a poche fermate di M4 da San Babila nell’indifferenza totale del Sindaco e del Comune. Non si contano i report e gli esposti presentati con il Naga su quanto nascondono i muri di via Corelli 28”.

Tutto inutile, per l’associazione, che ricorda come Sala abbia sempre risposto “non è mia competenza”. “Però questa volta la competenza era proprio sua”, accusa No ai Cpr, che si domanda: “Ma non era un seguace del mantra ‘decoro e legalità’?”.

E conclude: “Questo è l’ennesimo calcio nelle gengive alla Milano inclusiva e solidale che lui stesso porta sulle riviste patinate come foglia di fico delle mille nefandezze che il suo mandato nasconde e anzi ormai neppure nasconde più. Si prepari, perché Le fischieranno le orecchie sempre più, mentre molti cittadini stanno aprendo gli occhi su chi Lei veramente è”.