“Approviamo questo benedetto Recovery plan”. Matteo Renzi è consapevole che non può passare come colui che ostacola l’approvazione del piano per il rilancio del Paese con le ingenti risorse provenienti da Bruxelles. Complice la moral suasion esercitata dal presidente della Repubblica. Obiettivo di Sergio Mattarella è mettere in sicurezza il Recovery plan prima ancora che parta la verifica di governo. Un traguardo che Renzi lascia intravedere e che Andrea Orlando sembra benedire: “Sul Recovery siamo contenti che sia passata la nostra linea, l’importante è che questo tema sia stato messo al riparo dai rischi della crisi”, dice il vicesegretario del Pd. Che su tutto il resto manifesta però prudenza: “L’accordo in generale non lo darei per fatto, ci sono molte questioni aperte”.
E infatti l’ex premier rilancia, giusto per mantenere alta la tensione: “Iv attende risposte sul Mes, sulle infrastrutture, su Autostrade. Il premier si dia una mossa. Conte può stare al suo posto quanto gli pare, ma il punto è che senza risposte non restiamo al nostro posto noi”. Il leader di Rignano non ha intenzione di mollare e continua a bombardare Palazzo Chigi con penultimatum per far capire che, subito dopo il Cdm convocato stasera per il via libera al Recovery plan, il rischio che si apra la crisi resta. “Non è tutto risolvibile con il Recovery”, ribadisce la ministra Teresa Bellanova. Che lamenta il ritardo nell’invio ai partiti della bozza del piano (poi arrivata ieri sera).
E sebbene il portavoce del premier, Rocco Casalino, abbia smentito una frase attribuitagli da Repubblica (“Se andiamo in Senato asfaltiamo Renzi com’è stato con Salvini”) per spiegare la tentazione di Palazzo Chigi di sfidare l’ex premier in aula, tutta Iv ribadisce che la scelta dell’avvocato pugliese di andare alla conta non sarebbe “lungimirante”. Il premier tira dritto e annunciando il Cdm dice: “Dobbiamo correre”. Mentre sulla crisi commenta: “Lavoriamo per costruire, il momento è difficile e dobbiamo dare risposte ai cittadini”. Giuseppe Conte, fanno capire i renziani, deve rassegnarsi a trattare su tutto. Ovvero nuovo programma – quel patto di legislatura che continua a invocare anche il Pd – e nuova squadra di governo, come richiesto anche dai dem.
Quel che però separa in maniera abissale le posizioni del Pd (e del M5S) da quelle di Iv è il punto di vista sul premier. All’ex rottamatore i dem hanno spiegato, senza giri di parole, che Conte non si discute. “è per noi un punto di equilibrio imprescindibile” dice Goffredo Bettini. Renzi si dimentichi, dunque, scenari alternativi all’attuale maggioranza e all’attuale premier. Al Nazareno fantomatici governi tecnici, di scopo o di salute pubblica, che dir si voglia, non interessano. Ecco che allora il leader di Rignano potrebbe rassegnarsi ad avere ancora Conte alla guida di Palazzo Chigi. Del resto la posta in palio è alta. Si parla, nell’ambito della partita del rimpasto, di un probabile ingresso di Maria Elena Boschi (un nome per nulla gradito ai Cinque stelle peraltro) o Ettore Rosato. Ma nulla è certo.
Renzi vorrebbe che la discontinuità venisse contemplata dalle dimissioni di Conte. Chiede un passaggio formale al Colle. Ma questa condizione è stata finora respinta dal premier. Che non si fida. Ha paura che, una volta dimissionario e aperte le consultazioni, possa non vedersi rinnovata la fiducia da parte del senatore fiorentino. Ecco che continuano le schermaglie e agli spiragli, seppur flebili, per una soluzione alla crisi si alternano le minacce. Come quelle sul Mes: “Se ci sono poche risorse, prendiamolo”. “Mi pare che Renzi non abbia le idee chiare”, commenta Bettini che apre, forse non a caso, ai “responsabili”. “è davvero incomprensibile come si possa evocare una crisi di governo ora”, dichiara Vito Crimi. Incomprensibile ma vero.