Dalla strage di Nassiriya, 16 anni fa, n cui morirono 28 persone (19 italiani, tra cui 12 carabinieri e cinque soldati, e 9 iracheni) all’attacco di Kirkuk contro il nostro contingente solo qualche giorno fa. Un anniversario, quello della tragedia che segnò gli albori della missione italiana in Iraq che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha onorato con un messaggio inviato al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.
ONORE ALLE VITTIME. “L’esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti: le donne e gli uomini presenti nelle diverse aree di conflitto sanno di poter contare sul concorde sostegno del popolo italiano”, ha scritto il capo dello Stato in occasione della giornata dedicata ai caduti militari e civili nelle missioni internazionali. “I conflitti e le tensioni, spesso provocati e sostenuti da forme di terrorismo transnazionale rivolte a sovvertire i principi di convivenza, rispetto dei diritti umani, libertà, vedono impegnata l’intera comunità internazionale per affrontare sfide insidiose contro l’umanità”, ha aggiunto l’inquilino del Quirinale.
“Lo slancio e l’altruismo di quanti hanno donato la propria vita per il bene comune è fonte di riflessione per tutti i cittadini, che nel loro agire quotidiano sono chiamati ad un contributo egualmente prezioso per la civile convivenza e il progresso della comunità nazionale e internazionale. Ai familiari dei caduti esprimo la sentita riconoscenza della Repubblica e i sentimenti della mia affettuosa vicinanza”, ha assicurato il presidente. Sedici anni durante i quali l’Italia ha pagato e continua a pagare – vedi l’attacco di qualche giorno fa subito dai nostri soldati nei pressi di Kirkuk (4 feriti, 3 hanno subito amputazioni) – un tributo altissimo. Di sangue e di denaro. Rifinanziare la missione in Iraq, d’altra parte, è costato finora ai contribuenti ben 3 miliardi di euro. E il bilancio del contributo italiano impone, secondo i Cinque Stelle una seria riflessione.
“Sedici anni fa nell’attentato di Nassiriya morivano dodici carabinieri, cinque soldati dell’esercito, un cooperante internazionale e un regista italiano, insieme a nove iracheni. Altri diciannove carabinieri rimanevano feriti. Vittime di una rappresaglia di guerra, una guerra feroce che in quel periodo vedeva le nostre forze armate impegnate in prima linea e conseguentemente esposte a rischi altissimi che all’epoca furono chiaramente sottovalutati anche a causa della falsa retorica politica della missione di pace”.
Ricordano i senatori M5S della commissione Difesa. “La strage di Nassiriya è stata un pesantissimo tributo di sangue che il nostro Paese ha pagato per la stabilizzazione di un Paese distrutto da un’invasione e da un’occupazione che la storia ha giudicato come uno dei più grandi errori dell’era contemporanea. Un errore riconosciuto anche da protagonisti dell’epoca, pensiamo a Tony Blair, come causa originaria del terrorismo che ancora oggi, sedici anni dopo, siamo lì a combattere. Pagando ancora oggi un pesante tributo di sangue, come dimostra il ferimento delle nostre forze speciali impegnate contro le milizie jihadiste nel nord dell’Iraq. Una triste coincidenza, proprio nei giorni del sedicesimo anniversario di Nassiriya, che deve farci riflettere sui gravi errori del passato le cui conseguenze hanno comportato e ancora oggi comportano pesanti sacrifici. Errori che, ci auguriamo, siano di monito per il presente e per il futuro”.