di Clemente Pistilli
L’addio alla storica sede di viale Mazzini e la realizzazione di un nuovo complesso a Saxa Rubra, dove ospitare la direzione della Rai, sono diventati qualcosa di più di un’ipotesi per i manager dell’emittente pubblica. A bloccare il progetto, a febbraio, erano stati la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Roma e il Mibac ma, alla luce del ricorso presentato a maggio dalla Rai, il Tar del Lazio ha ora sospeso i provvedimenti impugnati e ordinato al ministero di riesaminare la pratica, ritenendo possibile l’intervento presso il centro di produzione televisiva, che già conta quattordici studi solo per la tv. Sono due anni che si parla di un trasloco imminente del colosso della comunicazione dalla sede nel quartiere Prati, essendo l’edificio imbottito di amianto e difficoltosa la bonifica. La società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ha iniziato a cercare un altro immobile da prendere in locazione e allo stesso tempo, evitando così anche le alte spese dell’affitto, ha cercato di realizzare l’edificio per la sede direzionale a Saxa Rubra. La zona, nell’antichità chiamata Sassi Rossi, ha però particolare valenza storico-archeologica e sono lì presenti reperti come il monumento funerario del patrizio Marco Nonio Macinio, a cui si è ispirato Ridley Scott per il film Il Gladiatore.
La Soprintendenza, a fine febbraio, ha così dato parere negativo al progetto preliminare dell’immobile. La Rai, che ormai sembra più intenzionata a potenziare Saxa Rubra che a lasciare viale Mazzini per piantare le tende in qualche altro costoso stabile, ha impugnato il provvedimento, chiedendo l’annullamento di quel parere e di tutti gli altri atti collegati a tale vicenda. Dopo cinque mesi i giudici amministrativi si sono espressi e hanno deciso di sospendere i provvedimenti impugnati, ordinando alla Soprintendenza e al Mibac un sollecito riesame del progetto. Le tesi portate avanti dalla Rai sulla compatibilità dell’opera con i vincoli presenti a Saxa Rubra sembrano aver convinto il Tar del Lazio, che ha valutato le norme paesaggistiche vigenti in quell’area e la compatibilità appunto dell’intervento al contesto di tutela. Prossima udienza a fine marzo.