L’eco delle manette ai polsi del governatore della Liguria Giovanni Toti riecheggia in Lombardia. E investe l’ex assessore regionale a Infrastrutture e Trasporti e attuale coordinatore lombardo di Forza Italia, il bergamasco Alessandro Sorte (non indagato). Un’eco imbarazzante per Sorte, in passato assai vicino a Toti (era anche fuoriuscito da Fi per seguirlo nel suo partito, salvo poi fare marcia indietro) e per il suo sodale politico, un altro bergamasco, l’on. Stefano Benigni (non indagato), già segretario di Forza Italia Giovani e dal febbraio 2024 vicesegretario del partito, a sua volta uno dei più vicini alla (non)vedova Marta Fascina (anche lei estranea ai fatti)
I gemelli Testa forzisti e fascisti
L’imbarazzo per Sorte e Benigni ha i volti di due gemelli bergamaschi ma di origini siciliane: Arturo e Italo Maurizio Testa. Uno, Arturo, fino all’esplosione dell’inchiesta, s’aggirava per il Pirellone in veste di collaboratore del consigliere regionale di Fi e presidente della Commissione Territorio, Jonathan Lobati. L’altro, Italo Maurizio, è invece il coordinatore di Fi della circoscrizione provinciale di Dalmine. Vanta anche un passato da assessore a Boltiere (BG), carica che aveva dovuto lasciare per una foto scattata a Predappio, davanti al busto di Mussolini, dove salutava romanamente… Entrambi fino a due giorni fa erano considerati i bracci destri di Sorte. Fino a quando, cioè, la procura di Genova non li ha accusati di corruzione elettoralecon la finalità di agevolare l’attività di Cosa Nostra al Nord.
Per i pm, pilotavano i voti della mafia
Per gli inquirenti, infatti, i Testa erano in grado di pilotare i voti in cambio di posti di lavoro. Sono almeno 400 le preferenze dei siciliani originari di Riesi (Caltanissetta) residenti a Genova che i due fratelli hanno portato in dote alla lista “Cambiamo con Toti Presidente” alle elezioni regionali del 2020. Voti in odore di mafia, secondo la Procura. In particolare del clan Cammarata. Ad assicurarseli, promettendo favori e posti di lavoro, sarebbe stato il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, anch’egli accusato di corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato Cosa Nostra.
Sorte voleva candidare Arturo Testa
Dalle carte emerge tutta la storia: quando nel 2020 si stanno preparando le liste elettorali, Sorte (non indagato) indica a Cozzani Arturo Angelo Testa come uomo “capace di portare i voti della comunità riesina a Genova”. “Loro – spiega Sorte al telefono – mi dicono: ‘Senti, noi 4/500 voti li potremmo anche mettere insieme’”. Sorte vorrebbe anche candidare lo stesso Arturo Testa (dice a Cozzani: “Ho una persona che conosco da vent’anni, tra l’altro ha collaborato anche con me, e in questo momento addirittura lavora in Regione Lombardia no, fa l’assistente”), ma la candidatura salterà, perché i Testa temono possano uscire la famosa foto col saluto romano. Ma poco importa, tanto, dice lo stesso Testa, “si esce dalla porta e si entra dalla finestra”.
La cena dei voti di scambio
Sorte, si legge nell’ordinanza d’arresto, “confermava che la quantità di voti che l’eventuale candidatura di questa persona (Testa, ndr) avrebbe potuto apportare alla “Lista Toti” era quantificabile in circa 300 e manifestava la propria idea di organizzare una cena elettorale”. Dice infatti Sorte intercettato a Cozzani: “L’idea mia e di Stefano (Benigni, ndr) sarebbe quella di organizzare una cena 15 giorni prima del, diciamo così, delle elezioni. Una cena robusta con tutto il suo elettorato, dove passi tu, dove passa Toti e via dicendo”. Quella cena in effetti si farà. A organizzarla, coinvolgendo oltre 300 persone, i Testa, naturalmente.
Toti chiede i voti per Ilaria Cavo
Alla serata arriverà lo stesso presidente Toti che, da quanto racconta Testa alla moglie, gli chiederà di “indirizzare” dei voti sulla candidata Ilaria Cavo (“Toti mi ha preso da parte e mi ha detto ‘ascolta, so che siete due bulldozer, fammi dare un po’ di voti alla Ilaria Cavo’”). I due gemelli sono chiamati in causa anche durante la programmazione della campagna elettorale per la ricandidatura a sindaco di Marco Bucci. Il 13 febbraio 2022 in una telefonata tra Toti, Bucci e Cozzani, parlando del reperimento delle risorse per la campagna elettorale, il presidente propone i due riesini. Ma il nome, scrive il gip, “suscita una reazione preoccupata da parte di Cozzani”, che dice: “Stacci lontano da quelli lì, ci mettono in galera”…