Con l’audizione del premier dimissionario Giuseppe Conte, entra ufficialmente nel vivo il processo sul caso della nave Gregoretti in cui è imputato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nonostante la crisi di governo, l’audizione si è tenuta come da programma e il Capo dell’Esecutivo ha risposto a tutte le domande del gup di Catania sul caso dello sbarco ritardato di 131 migranti a bordo della nave della Guardia Costiera italiana. L’attesa udienza si è tenuta in un clima sereno e per il gup Nunzio Sarpietro può rivelarsi decisiva per decidere le sorti, in un senso o nell’altro, delle accuse di sequestro di persona e abuso d’ufficio che vengono contestate al Capitano.
Per il giudice, infatti, è emerso che esisteva una linea politica condivisa tra l’esecutivo e il ministro dell’Interno ma, sottolinea il giudice, è necessario fare una distinzione tra responsabilità penale e politica. Quel che è certo, sempre secondo il magistrato Sarpietro, è che “la coralità” delle azioni del governo”, “atteneva alla politica generale” mentre “i singoli eventi erano curati dai singoli ministri. Il ministro Salvini prima e la ministra Lamorgese dopo”. Proprio in relazione al Capitano e al suo successore al vertice del Viminale, il gup rileva che ci sarebbe stata continuità nella loro politica migratoria.
Lo stesso Sarpietro ha precisato che “non parliamo ancora di reati, stiamo parlando di un processo in cui bisogna accertare se c’è un reato. Ma nella politica generale del governo, quella della ricollocazione era una costante, un leit motive generale”. Difficile dargli torto anche perché, aggiunge, “il presidente del Consiglio credo sia informato di mille cose, ma non può seguire tutto minuto per minuto. Nelle carte ci sono delle lettere in cui si parla di lavoro di squadra, a livello nazionale, internazionale ed europeo” ma questo non significa automaticamente che le responsabilità siano comuni perché, conclude, “bisogna vedere di che responsabilità parliamo, se parliamo di responsabilità politica è una cosa, la responsabilità penale è un’altra”. Proprio per chiarire la vicenda, il 19 febbraio a Catania saranno sentiti l’allora vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese.
Ma se per il giudice la vicenda è ancora tutta da capire, per la difesa di Salvini la testimonianza di Conte ha risposto a ogni dubbio. Secondo i legali, il premier dimissionario avrebbe confermato di essere “stato protagonista” nella politica della redistribuzione degli sbarchi e, di fatto, avrebbe scagionato il leader leghista. Proprio per questo dalla difesa di Salvini traspare ottimismo perché sarebbe stato dimostrato anche che l’ex ministro ha tutelato l’interesse nazionale e agito in linea con la politica del Governo. Non solo, i difensori hanno evidenziato anche che il premier aveva scritto a Salvini per sollecitare lo sbarco dei minori a bordo della Open Arms, episodio successivo alla Gregoretti ma avvenuto negli ultimi giorni del Conte I, senza aver mai preso iniziative simili in precedenza.
Diametralmente opposta, invece, la ricostruzione che fanno le parti civili della testimonianza di Conte. Secondo loro, il premier “ha chiarito che la decisione sul Pos (place of safety) per la Gregoretti è stata presa dall’allora ministro dell’interno Matteo Salvini”. Sempre secondo le parti civili, “la decisione di non autorizzare lo sbarco della nave Gregoretti nel luglio del 2019 fu presa in assoluta autonomia da Matteo Salvini” per questo “chiediamo che venga fatta giustizia per questi migranti naufraghi che sono persone che vengono da Paesi dell’Africa in cui ci sono violenze e guerre”.