Le carceri tornano drammaticamente a riempirsi oltre ogni misura. Una situazione che, se si dovesse continuare su questo trend, potrebbe tornare a preoccupare e non poco. Ancora una volta, infatti, sebbene nessuno ne parli – fatta eccezione di alcune associazioni, come Antigone, sempre impegnate sul fronte carcerario – i nostri penitenziari, stando ai dati del ministero della Giustizia, rischiano di cadere nuovamente nel dramma del sovraffollamento. Un rischio non da poco se si pensa che nel 2013 l’Italia, proprio a causa del sovraffollamento carcerario, fu condannata dalla Corte europea per i diritti umani per violazione dell’articolo 3 che proibisce la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Certo, in quel periodo le nostre carceri arrivarono a contenere oltre 66mila detenuti, mentre oggi se ne contano (dati al 30 giugno 2017) 56.919, ma è altrettanto vero che esattamente l’anno scorso erano 54.072. In un anno, insomma, la popolazione carceraria è aumentata di 2.847 unità. Parliamo, in pratica, di una media di otto nuove persone recluse ogni giorno. Tutto questo nonostante la capienza regolamentare si attesti su 50.241 posti. Ergo: c’è un’eccedenza pari quasi a settemila unità. Se non si può parlare di carceri che scoppiano, ci manca davvero poco. Ma non è tutto, perché il dato risulta ancora più preoccupante se lo si legge insieme ad un altro, questo reso noto dall’ultimo rapporto annuale del Garante dei diritti delle persone detenute, Mauro Palma: al 23 febbraio scorso il numero di camere o sezioni fuori uso, per inagibilità o per lavori in corso, era pari al 9,5%. Una cella su dieci inutilizzabile. Un dato clamoroso che, verosimilmente, rende il dato del sovraffollamento ancora più critico, essendoci meno camere a disposizione.
I dati nel dettaglio – Ma è entrando nel dettaglio che scopriamo dati e numeri ancora più preoccupanti. A cominciare dalla tipologia dei detenuti stessi. Per dire: dei 56.919, solo 36.946 sono pregiudicati, mentre la restante parte (quasi 20mila persone) sono detenuti in attesa di giudizio o condannati in primo o secondo grado. Ci sono, poi, situazioni a dir poco esplosive in alcuni istituti. Prendiamo Napoli: a Poggioreale i posti a disposizione sono 1.624, ma i detenuti presenti sono 2.169, non va meglio all’istituto di Secondigliano dove a fronte di 1.026 posti ci sono 1.344 persone. Per soli due istituti, dunque, si registrano complessivamente qualcosa come 863 detenuti in eccedenza. E pensare che la maggior parte delle case circondariali italiane nemmeno arrivano a contenere 863 persone. Se facessimo, invece, un discorso spalmato su Regione, il dato più clamoroso è senz’altro quello lombardo, dove il sovraffollamento (per un totale di 18 istituti) è pari a 2.059 unità (per una capienza pari a 6.122 posti, ritroviamo 8.181 detenuti); non va meglio certamente nel Lazio dove, dai dati pubblicati sul ministero della Giustizia, si registra un sovraffollamento di 1.008 detenuti. E, manco a dirlo, è Roma la città laziale più “a rischio”: il carcere di Regina Coeli conta 299 detenuti in più, quello di Rebibbia 252. Intanto, però, nulla quaestio dal ministro Andrea Orlando. Peccato: se non è sovraffollamento questo, sarebbe interessante capire cosa sia.
Twitter: @CarmineGazzanni