Totò Riina può essere processato ancora, nonostante la malattia perché “è capace di intendere e di volere”. I giudici del tribunale di Milano hanno quindi respinto la richiesta dell’avvocato che vede il boss di Cosa Nostra imputato nel procedimento per le minacce rivolte al direttore del carcere di Opera a Milano. Eppure la perizia medica aveva evidenziato la situazione clinica complicata di “un paziente estremamente fragile per l’età e per le numerose comorbilità da cui è affetto”, afflitto anche da “cardiopatia ipocinetica post-infartuale” di “tale entità da condizionarne ogni attività” che “espone costantemente il paziente al rischio di morte improvvisa”.
Ma i giudici hanno fatto leva su un altro aspetto: Riina “allo stato attuale il degente è vigile e collaborante, discretamente orientato nel tempo e nello spazio”. Per la seconda volta in poche settimane, quindi, le condizioni di salute del boss sono state al centro di una decisione. In precedenza era stata la Corte di Cassazione ha indicare l’esistenza del diritto di una “morte dignitosa”, aprendo il dibattito sulla possibile uscira di Riina dal carcere.