Bisogna tornare alla campagna elettorale delle Europee del 2014 per trovare Beppe Grillo sul palco per spingere i suoi ragazzi del Movimento 5 Stelle. Già questo appunto basta a confermare quanto sia stata importante la serata di Nettuno, che ha visto tutti insieme i big. Perché il comico ha dettato la linea: bisogna restare uniti e dare un’immagine pubblica di totale coesione dopo le faide che hanno dilaniato i primi due mesi della giunta Raggi a Roma.
Così Grillo, invocando il complotto del “sistema” e ammettendo che “anche noi facciamo qualche cazzatina”, ha riaffermato la sua leadership, cancellando la speranza di poter lasciare tutta l’eredità politica al direttorio. O comunque di non poterla affidare a Luigi Di Maio, che si è consolato con gli applausi del pubblico amico di Nettuno. Almeno ha placato i nervosismi, ammettendo di aver sbagliato nel sottovalutare la famosa mail in cui veniva avvisato del fatto che Paola Muraro era indagata. Ma il vicepresidente è uscito ridimensionato dalla vicenda: qualsiasi ipotesi di maggiore indipendenza per costruire la sua candidatura a Palazzo Chigi viene quantomeno congelata. Insomma, per un periodo niente più incontri con lobbisti o dialogo con interlocutori istituzionali.
Dalla partita del caos romano esce, paradossalmente, rafforzato Alessandro Di Battista. Sì proprio lui che è stato il primo sponsor della Raggi. Il deputato romano, simbolo dei pentastellati più duri e puri, ha saputo mettersi in una posizione defilata, grazie anche al tour Coast to coast per fare campagna in favore del “no” al referendum sulle riforme. Mentre al Campidoglio andava in scena la battaglia, che vedeva coinvolto la “sua” Raggi, Dibba era in piazza a prendersela con il Governo, Matteo Renzi e le banche. Una musica delicata per le orecchie degli attivisti, che gli hanno dedicato decine di ovazioni. Ma soprattutto Di Battista ha offerto una prova di sagacia politica che lo rende ancora di più amato e stimato nel Movimento: ha saputo sganciarsi dai problemi senza dare nell’occhio.
E infine la grande partita di Roma ha ovviamente mostrato una Virginia Raggi decisa a non mollare sul nome di Paola Muraro. Spiegandolo direttamente sul blog di Grillo, quindi con la benedizione dei vertici. Certo, la sindaca della Capitale ha dovuto ingoiare il ridimensionamento di Marra e Romeo, fin da subito suoi punti di riferimento al Campidoglio. Ma la sua posizione ha fatto affiorare – per la prima volta – qualche nota garantista nel Movimento 5 Stelle, annotando la differenza tra “avviso di garanzia” e “iscrizione nel registro degli indagati”. Un cambiamento non da poco per una forza politica, che spesso ha lanciato offensive conto avversari politici che neppure risultavano indagati, come è avvenuto per i due ex ministri Maurizio Lupi e Federica Guidi.