La Sveglia

Il calo dei morti sulla strada? Un errore nei conti di Salvini

Il calo dei morti sulla strada? Un errore nei conti di Salvini

Continuo a non capacitarmi di come Matteo Salvini potesse credere che mettere nuove regole avrebbe reso felici i suoi elettori. Il leader della Lega dovrebbe avere imparato che parte del suo elettorato gode smisuratamente quando le regole vengono imposte agli altri, che siano gli attivisti per l’ambiente, che siano gli stranieri, che siano le donne che devono stare a casa per curare la prole, che siano gli insegnanti non amati, che siano i giornalisti non sdraiati, che siano qualsiasi persona “altro” da loro.

Mettere le mani sul codice della strada invece ha toccato anche i leghisti più duri e puri, quelli che amano definirsi patrioti di una patria che di solito non è più larga del loro pianerottolo. Così il ministro dei Trasporti ha concluso il 2024 con un bel tonfo, preludio dell’avvizzimento che gli procurerà il fallimento della sua faraonica idea di ponte sullo Stretto.

Per lenire lo sfinimento della valanga di offese che gli arrivavano dai suoi – che amano sfrecciare con il motore diesel scorreggiante dopo un giro di amari tra amici – Salvini ha prima minacciato querele per chi scrive che il timore di una patente ritirata sta diventando virale nel Paese. Poi ha cominciato ad esultare per i morti sulle strade che secondo lui sarebbero scesi del 25% nel giro di due settimane.

Esultare per i dati di due settimane è già una pratica che farebbe esplodere il cervello a qualsiasi laureato in statistica ma qui le cose stanno addirittura peggio: l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (Asaps) ieri ha comunicato che la “dichiarazione” del ministro “appare fuorviante ed imprecisa“. Mancavano tutti gli incidenti rilevati dalle Polizie municipali.