Il calcio italiano è in coma. A certificarlo è Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, che intervenuto a Sky Sport 24 ha spiegato: “I dati del nostro report sono impietosi e diventano una sorta di monito per tutto ciò che è successo durante il periodo della pandemia”.
“Abbiamo attraversato un momento di grande criticità sotto il profilo dell’indebitamento: negli ultimi 12 anni abbiamo accumulato 4,1 miliardi di euro di rosso aggregato, vale a dire un milione di euro al giorno e questo la dice lunga. Abbiamo in pratica raddoppiato il debito e oggi il 79% delle nostre società ha chiuso in perdita”.
“Nonostante questa perdita crescente, il costo del lavoro è aumentato in modo spropositato rispetto all’aumento dei ricavi e oggi impatta sul valore della produzione per il 66% del fatturato, che purtroppo diventa il 92% al netto delle plusvalenze”, ha aggiunto Gravina.
Il calcio italiano è in coma, l’allarme della Fgic
Presentando la 12esima edizione del ReportCalcio, il documento sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers), il presidente Gravina ha spiegato che c’è molto lavoro da fare.
“È evidente che serve una rivoluzione culturale per mettere sotto controllo i costi. Lo abbiamo proposto attraverso la discussione ormai nota sull’indice di liquidità. Oggi il mio auspicio è portare sul tavolo entro il 28 luglio, per l’ultimo consiglio federale prima della pausa estiva, una nuova formula delle licenze nazionali impostate su un piano triennale”.
“In virtù della legge 91 del 1981, dobbiamo mettere in campo tutte le energie necessarie per proporre soluzioni alle criticità. Il problema della diminuzione dei ricavi è importante e serve una strategia commerciale ma i risultati dipendono anche dalle risposte del mercato. La politica dei costi invece dipende soltanto da noi: stiamo lavorando, ci sono proposte sulle quali c’è discussione”, ha aggiunto il numero uno della Federcalcio.