di Antonello Di Lella
Cala il sipario, forse per sempre, su una delle ultime storie d’amore di un calcio moderno dove non c’è più spazio per il romanticismo. Perché quello tra la famiglia Moratti e l’Internazionale di Milano è stato vero amore. Dalla Grande Inter di papà Angelo a quella del figlio Massimo che solo quattro anni fa riusciva a vincere tutto. Sì, l’Inter di Massimo Moratti e del Triplete. Quel sogno inseguito dal 25 febbraio del 1995 (giorno di acquisizione della società, ndr): riportare l’Inter ai fasti di un tempo. E forse più su. Quelli del padre Angelo e del Mago Herrera. Un sogno realizzato grazie al mago Mou. Di padre in figlio, da un mago all’altro.
IL LENTO ADDIO
Ma anche i grandi idilli non sono sempre eterni. E, nel pomeriggio di ieri, Moratti ha sbattuto la porta mollando anche la presidenza onoraria del club. Presieduto per 18 anni, con tante vittorie, sofferenze e, soprattutto, sacrifici economici che alla fine lo hanno costretto a cedere la maggioranza della proprietà all’indonesiano Erick Thohir il 15 ottobre di un anno fa. E se le dichiarazioni di circostanza dello staff indonesiano hanno puntato sempre a rassicurare i tifosi sulla presenza dei Moratti in società, nei fatti è stata tutta un’altra storia. Perché la nuova proprietà ha smembrato pezzo dopo pezzo quello che restava dell’Inter di Moratti. Dai superstiti del triplete allo staff. Licenziando, addirittura, tanti collaboratori legati al vecchio presidente. E che dire della vicepresidenza affidata al capitano del Triplete, Javier Zanetti. Un incarico senza alcuna delega decisionale. Zanetti viaggia per il mondo a diffondere il brand “Inter”. È ormai l’ultimo baluardo dell’Inter targata Moratti. E i tifosi sperano non stia meditando un addio pure lui. Insomma il vero nodo del contendere sta nella nuova gestione del club, dove Moratti pur contando ancora sul 29,5% delle azioni non poteva toccare palla in alcun modo. Non a caso l’addio del presidente onorario è stato seguito dalle dimissioni dal Cda del figlio di Moratti, Angelomario, di Rinaldo Ghelfi e di Alberto Manzonetto. Un vero boomerang per la società che, qualora queste tre dimissioni non rientrassero, si troverebbe senza un Cda e, quindi, costretta a convocare un’assemblea per eleggere un nuovo consiglio d’amministrazione. Per quanto riguarda la proprietà, per ora, non si registrano novità per le quote di proprietà dei Moratti. Suddivise tra i figli Angelomario e Giovanni. Ma questo è il meno. Ai tifosi nerazzurri pesa molto di più l’addio di un presidente tifoso. Uno che ha dato tutto per far sognare il popolo nerazzurro.
AFFERMAZIONI FUORI CONTROLLO
La famiglia Moratti di sacrifici economici ne ha fatti tanti. Anche per questo certe dichiarazioni, come quelle di Walter Mazzarri, fanno male. L’ex patron, un vero tifoso prim’ancora che finanziatore, si è “permesso” di affermare che “nel calcio contano i risultati e che di questo passo l’allenatore dell’Inter rischiava il posto”. Come è giusto che sia, ci permettiamo di aggiungere. Se poi detto da un’icona della storia dell’Inter, l’affermazione risulta davvero incontestabile. E, invece, Mazzarri ha pensato bene di rispondere ingenerosamente: “Non ho tempo di replicare a Moratti”. Per alcuni sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Anche se sembra molto più plausibile una divergenza totale con gli indonesiani sulla gestione degli affari della società. In ogni caso dall’allenatore livornese ci si sarebbe aspettato un po’ di rispetto in più. Per chi, come pochi altri, ha marchiato indelebilmente la storia dell’Internazionale.