Su RMC il buongiorno si sente dal mattino. “Caffellatte con te”, l’appuntamento delle 5 per chi si sveglia all’alba, con Matilde Amato e Max Parisi, vede insieme tutte le diversità che di solito allontanano nella vita sentimentale di una coppia, e che qui invece diventano la risorsa artistica di un mix di conduttori radiofonici vincente. La Amato ha cominciato a raccontare storie all’asilo; Parisi per la maestra, sin dalla seconda elementare, leggeva come uno speaker del telegiornale. Per lei scuola di recitazione a Milano e a New York, poi la necessaria gavetta nelle radio locali e una breve esperienza a Radio Deejay; per lui, già voce di Milan Channel, tanto giornalismo sportivo e la conduzione a RTL 102.5 e a Radio Freccia. Esperienze molto differenti che poi si incontrano nel programma del mattino di RMC fondendosi alla perfezione e regalando agli ascoltatori buonumore e simpatia.
Matilde, hai studiato recitazione a Milano e poi a New York, quanto ti sono serviti questi studi per la tua carriera radiofonica?
M. A. “Tantissimo! Degli anni di teatro mi porto dietro l’attitudine al gioco e all’ascolto, fondamentali anche in radio così come l’improvvisazione. La preparazione è fondamentale, ma quella la fai prima del programma e per tutto il giorno: il nostro è un lavoro in cui non stacchi mai. Ma in onda, se c’è sintonia col proprio partner, le cose più belle nascono proprio dall’improvvisazione. Studiare negli Stati Uniti è stata proprio un’esperienza di vita oltre che l’opportunità di imparare bene l’inglese. Avevo anche pensato di tentare la strada del cinema ma non credo che avrei combinato granché! Però quello è stato il mio momento “sliding door” perché poi l’estate successiva sono partita e ho fatto l’animatrice in villaggio, lì ho conosciuto un amico dj che mi ha portato in radio per la prima volta. E mi è stato chiaro cosa avrei voluto fare nella vita”.
L’approdo a RMC dopo l’esperienza a Radio Deejay significa anche dover rapportarsi con il pubblico in modo diverso e gestire uno stile musicale differente.
M. A. “Si, sono radio diverse ma le ho ascoltate entrambe da sempre. Ascoltare la radio è il miglior modo per imparare a farla e per capire a chi ti rivolgi. Poi col tempo e l’esperienza si impara ad adeguare il proprio stile di conduzione al formato della radio, senza per questo snaturarsi. I primi tempi, però, quando sono arrivata a RMC, alcuni ascoltatori mi bacchettavano un po’ perché il mio modo di fare radio per loro era troppo esuberante: anche nella vita sono una che non si prende mai troppo sul serio, dico la mia, mi diverto a usare le inflessioni dialettali. Poi abbiamo imparato a conoscerci, mi hanno capita e si sono affezionati. Con molti si è creato anche un legame di amicizia che va oltre la diretta. Ecco la magia e la forza della radio: condividere un pezzetto di vita con persone mai viste ma che ti sembra di conoscere da sempre. Se sei te stesso, alla fine arrivi a chi ti ascolta”.
Max, quanto ti è stata utile l’esperienza a Milan Channel e, in generale nel mondo del giornalismo sportivo, nell’attuale conduzione del programma?
M. P. “A Milan Channel ho lavorato come “voce ufficiale” del canale. La mia carriera radiofonica però nasce proprio grazie alla mia passione per la pallavolo e quindi come giornalista sportivo. Il mio primo lavoro per una radio è stato quello di fare il radiocronista per una partita di calcio: due ore attaccato al telefono bi-grigio guardando la partita dalla tribuna stampa e cercando di indovinare i numeri delle maglie dei giocatori. Poi ovviamente non solo sport, ma anche tanta cronaca e interviste. Il giornalismo mi è servito per essere sempre sicuro di come trattare le notizie durante i miei programmi e, soprattutto, a cercare di essere il più possibile sintetico nel raccontarle”.
Come si fa ad “accendersi” ogni mattina alle 5? È un orario atipico, come gestisci vita e preparazione al programma?
M. P. “Mi viene spontaneo. Ormai da anni mi sono abituato a lavorare molto presto la mattina. Mi piace il pubblico dell’alba e mi piace l’idea di raccontare per primo le cose accadute durante la notte o commentare i fatti salienti del giorno prima. L’orario in effetti non è dei più agevoli, ma lavorare la mattina prestissimo ha anche tanti lati positivi come, per esempio… la totale assenza di traffico. A parte gli scherzi è un orario che richiede di fare una vita non troppo sociale e di andare a dormire sempre abbastanza presto la sera, ma per quel che mi riguarda sono sacrifici sostenibili. Certo vivi un po’ con l’ansia della sveglia… il mio incubo più frequente è proprio quello che non mi suoni la sveglia, ma per fortuna fino a ora non mi è (quasi) mai successo”.