È stato il primo re delle notti radiofoniche, in quegli anni ‘70 così ricchi di talenti da costituire un’epoca d’oro difficilmente ripetibile. Ettore “Gerry” Bruno (nella foto con Peppino di Capri) aveva già alle spalle tanta esperienza internazionale, ma con la radio fu amore al primo suono.
Nella tua lunga carriera hai fatto proprio di tutto, inaugurando la fascia notturna delle radio locali con “I Pipistrelli della notte”, cosa ti ha spinto a cimentarti in questo mondo?
“La passione per la radio nacque molto tempo prima, dal dopoguerra. Ma solo nel 1976 decido finalmente di accettare in una piccola nascente Radio, Stramilano, una proposta di lavoro che mi permettesse di fare quello che immaginavo: un One Man Show notturno tipo Wolfman Jack, da mezzanotte alle due: per la prima volta in Italia collegamenti telefonici a due linee con gli ascoltatori. Si aggiunsero anche le presenze di artisti e gente comune solo per andare a scrutare da vicino quanti fossero a trasmettere, date la qualità e quantità dei personaggi, e vederli trasecolare nel trovare tutto solo, dietro un mixer, uno dei Brutos, quello del dentino, personaggio comico facciale e non radiofonico, fuori da ogni loro immaginazione. Grazie ai Pipistrelli, venni scritturato a forza da Radio Milano International. Rimasi per 5 anni, il richiamo dei Music Hall fu più forte”.
Qual è l’origine del nome Brutos?
“Ci fu dato dal nostro impresario teatrale, Aldo Zanfrognini, dopo una nottata passata a far le prove per un nuovo sottofinale musicale della Compagnia del Teatro dei Pazzi con testi di Zan & Gustavo Palazio (l’uomo che inventò la mia maschera con il dentino), dopo 5 ore di prove per due canzoni arrangiate alla bene e meglio: Little Darling e Io-Brivido blu. Falsa la notizia, data su un settimanale locale e redatta da un giovane giornalista alle prime armi che osò scrivere che, dopo aver visto i Brutos in tv, una signora in stato interessante si spaventò a tal punto che interruppe la sua gravidanza”.
Sono tanti gli aneddoti legati alla vostra storia…
“All’Olympia, con i Brutos, durante l’intermezzo ci trovammo nel backstage Charlie Chaplin che si complimentò con noi per le grandi risate che gli avevamo fatto fare. A Las Vegas era normale incontrare divi hollywoodiani e bellissime donne come, per esempio, Diana Dors con la quale dividemmo il palcoscenico del Dunes Hotel. Ma il periodo passato con Dionne Warwick e Sacha Distel resta quello che più mi ha segnato nel cuore, per il grande affetto con Dionne e per ciò che mi ha regalato Distel, non solo nel volermi come partner nel suo Show, ma donandomi la sua amicizia sincera”.
Era l’epoca del twist che arrivava in Italia e Peppino di Capri.
“I Brutos lavorarono con Di Capri e i Rockers per molti mesi nella compagnia di Sergio Bernardini, la ‘Bussola on stage’. Con noi Alighiero Noschese, Romano Mussolini, Helen Merrill, il Balletto di Paul Steffen e, a rotazione, Paoli, Endrigo e altri big. Veniamo scritturati per la terza volta all’Olympia dove la star principale era Johnny Hallyday che aveva inventato a Parigi il Twist! Lo suonava e ballava con il suo gruppo ottenendo un successo strepitoso. L’ultimo giorno mi faccio regalare dal bassista delle partiture del pezzo che, poco dopo, consegno a Di Capri. In una sala da ballo a Torino, senza pensarci due volte, lo suona e lo canta in modo perfetto, meglio di Hallyday, con un assolo di sax magistralmente inventato al momento da Gabriele Varano”.
Hai attraversato tante forme di arte… mica facile.
“Se vuoi fare questo mestiere, anche a costo di fatiche enormi devi rinunciare a molti aspetti che non appartengono alla sfera dello spettacolo. Fare una vita sana e avere una grande curiosità. Non ho voluto fermarmi a una sola cosa cercando di fare di tutto un po’. Infine aver avuto la fortuna di lavorare accanto a dei mostri di bravura come Rascel e Proietti per due stagioni nel 1971/72, nella commedia musicale ‘Alleluja brava gente’ per la Regia di Garinei & Giovannini. La svolta decisiva della mia seconda vita”.