Spulciando conti, aziende e persone, l’inchiesta partita dalla compravendita gonfiata del capannone di Cormano da parte della Lombardia film commission continua ad ingigantirsi. Dalla carte dell’inchiesta, costata l’arresto dei tre commercialisti vicini alla Lega, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Sillieri, nelle ultime ore è spuntato anche il finanziere svizzero Tito Tettamanti, il fondatore e “presidente onorario” del gruppo Fidinam, quest’ultimo specializzato nella consulenza fiscale internazionale con la creazione, tra l’altro, di strutture offshore. L’elvetico, noto sostenitore delle tesi sovraniste e amico di Steve Bannon, è bene precisare che non risulta indagato ma il suo nome è contenuto all’interno dell’informativa del 19 maggio scorso relativa alla fiduciaria Fidirev, attraverso la quale sarebbero transitati parte degli 800mila euro incassati illecitamente dalla vendita dell’immobile e successivamente finiti in Svizzera.
“Nel periodo di interesse investigativo”, si legge nelle relazione dei finanzieri, ossia il periodo tra 2017-2018, “Fidirev Società Fiduciaria srl, è risultata indirettamente partecipata dalla Fidnam Group Holding Sa (Svizzera) attraverso l’interposizione di svariate persone fisiche e giuridiche, tra cui Fidirevisa Italia Spa, Fidnam Services et Participations sa (Lussemburgo) e Fidinam sa (Svizzera)”. Sempre secondo l’atto “la Fidinam Group Holding Sa (Svizzera è risultata proprietaria anche di parte del capitale della Fidinam Partecipazioni Sa (Svizzera) tra i cui azionisti c’è Tettamanti”. Di fianco alla pista svizzera, c’è però anche quella che guarda alla Russia dove sarebbero finiti parte dei soldi della compravendita gonfiata.
Proprio su questa ipotesi che sembra avvicinare l’inchiesta sulla trattativa dell’hotel Metropol di Mosca, si starebbero concentrando le attenzioni dei pm di Milano, coordinati dal procuratore Francesco Greco (nella foto). Seguendo a ritroso il filo rosso dei soldi derivanti dalla compravendita di Cormano da parte della Lombardia film commission, secondo quanto si legge in un’altra annotazione degli inquirenti, emergerebbe che parte degli 800mila euro della vendita sospetta, per la precisione 390mila euro, sarebbero passati, attraverso una serie di giri, per la Barachetti service. L’azienda dell’imprenditore indagato Francesco Baraccheti che, a sua volta, avrebbe impiegato 45mila euro per acquistare “rubli russi” che, stando a quanto trapela, sarebbero serviti per un’operazione immobiliare a San Pietroburgo. La “provvista” sarebbe stata trasferita ad una società russa, la OOO Sozidaner Oblast, con causale pagamento per acquisto proprietà” e con versamento accreditato su una banca di Mosca.
Sarà un caso ma la OOO Sozidaner Oblast, come accertato dalle indagini, è la società di cui è titolare Tatiana Andreeva che altri non è che la moglie di Barachetti. Movimenti sospetti finiti al centro di una segnalazione dell’Antiriciclaggio convinta che una parte di quei fondi in uscita ha poi fatto il percorso inverso probabilmente per rientrare nelle casse del Carroccio. Dubbi legittimi che sarebbero avvalorati dall’intercettazione del 18 novembre 2019 quando la donna conversa con un agente finanziario per trovare un istituto di credito presso cui aprire un nuovo conto corrente intestato a Bmg, ossia un’altra società di cui la Andreeva detiene il 55% delle azioni. In quell’occasione l’interlocutore si raccomanda con la donna di “evitare di far transitare sul conto movimentazioni finanziarie in entrata provenienti dalla Lega”.