La sanità laziale alla guida del governatore Francesco Rocca è ad un passo dal collasso. La delibera di marzo che ha tolto il potere di assumere ad Asl ed aziende ospedaliere ha di fatto bloccato le assunzioni del personale sanitario mettendo in ginocchio un sistema che è stato già gravemente messo a dura prova dalla Pandemia.
Oggi infatti a preoccupare non è più il ritorno del Covid, ma l’arrivo di Francesco Rocca alla guida della Regione Lazio, che ha rallentato gli ingranaggi del sistema sanitario pubblico, favorendo invece la sanità privata. Una privatizzazione che nel frattempo sarebbe arrivata anche nei blocchi delle sale operatorie, come nel caso del Policlinico dell’Università di Roma Tor Vergata che aveva deciso di appaltare il servizio per poi poi decidere di firmarne la revoca praticamente subito dopo, il 13 novembre.
Nel Lazio si sbloccano le assunzioni, ma sono fantasma
Oltre la metà delle 600 assunzioni di cui la Regione Lazio si fa vanto sono, però, stabilizzazioni e quello che rimane non copre nemmeno il personale che il 31 dicembre andrà in pensione (si sistemano circa 3mila uscite del personale sanitario ogni anno). In pratica aria fritta che ovviamente non ha convinto nessuno ed ha messo quasi tutte le sigle sindacali d’accordo e sul piede di guerra per cercare di tutelare i diritti dei cittadini che ancora una volta sono stati calpestati.
Pressioni regionali
Ma non solo nel Lazio si fatica ad avere cure adeguate, a questo oltretutto si aggiunge il fatto che le strutture sanitarie devono anche fare i conti con dei controlli nei pronto soccorso da parte della task force di “ispettori” di Francesco Rocca che sembra che abbiano come unico obiettivo quello di esercitare pressioni sul personale già fortemente provato perché sotto organico.
A partecipare di tanto in tanto alla squadra ispettiva di Rocca c’e anche il dirigente Andrea Urbani. Inoltre nella squadra del governatore è spuntata una figura non ben definita, Caterina Tranne, un’infermiera del Sant’Andrea che da quanto ci viene riferito sta girando tutte le aziende sanitarie impartendo ordini ai direttori sanitari sul rapporto tra posti letto e personale sanitario, un dato che deve quadrare con il modello Agenas.
L’infermiera di Rocca non si capisce bene con quale competenza e con quale investitura abbia già bacchettato più di qualche struttura. “La sanità pubblica del Lazio è in forte sofferenza, lo registriamo ogni giorno, e la Regione, invece di affrontare seriamente la carenza di personale, continua a fare proclami, annuncia 600 assunzioni ma poi si scopre che le nuove assunzioni sono solo 277. Che ripartite sulle 18 aziende del Servizio sanitario Regionale danno 15,4 assunzioni ogni azienda, una goccia nel mare dei vuoti che, in un solo mese, si vengono a determinare per pensionamenti e licenziamenti”, dichiara a La Notizia Giancarlo Cenciarelli, della Fp CGIL Roma-Lazio.
Da Rocca tutto fumo sulle assunzioni
“Inoltre – prosegue – le restanti 323 sono stabilizzazioni che danno una risposta solo parziale ai tanti precari, assunti durante l’emergenza Covid, che ancora ci sono nelle aziende del SSR laziale. Per stare all’oggettività dei numeri la Regione annuncia che saranno stabilizzati 49 infermieri, di cui nessuno allo Spallanzani, eppure in quella struttura ce ne sono ben 30 che hanno tutti i requisiti per la stabilizzazione. Ce ne sono, poi, altri 16 al San Camillo, 65 alla ASL di Rieti, 70 alla ASL Roma 2, 50 alla ASL Roma 5, e potremmo continuare citando i numeri del Polclinico Umberto I e delle altre Aziende, per limitarci agli infermieri precari con i requisiti di legge per essere stabilizzati”.
Come FP CGIL, continua Cenciarelli, “abbiamo sempre criticato la politica, di qualsiasi colore, quando provava a fare il gioco delle tre carte con i numeri delle assunzioni, per cui facciamo a Rocca la stessa richiesta che abbiamo fatto al suo predecessore: invece di continuare a regalare spazi e risorse ai privati, come i 22 milioni di euro di questa primavera, si proceda con un vero piano assunzionale, con la stabilizzazione di tutti i precari in possesso dei requisiti di legge, si proceda con un concreto piano di reinternalizzazione dei servizi da parte delle Aziende e si blocchino, senza se e senza ma, quelle esternalizzazioni che alcune Aziende stanno provando a far passare sotto silenzio”.
“Su questo aspettiamo risposte dal presidente Rocca perché questa è l’unica strada da percorrere se si vuole salvare il Servizio Pubblico a meno che non lo si voglia distruggere definitivamente lasciando la sanità appannaggio dei privati. Anche per questo oggi abbiamo chiamato i lavoratori allo sciopero ed abbiamo manifestato in una Piazza del Popolo stracolma”, conclude il rappresentante della Fp CGIL Roma-Lazio.