di Carmine Gazzanni
Bisognerà aspettare il cdm di mercoledì prossimo per vedere se alle parole Matteo Renzi farà seguire i fatti. Certo è che non sarà facile reperire i 2 miliardi annunciati dal premier per mettere mano alla tragica condizione dell’edilizia scolastica. E ancora più difficile sarà poi impiegare concretamente tali stanziamenti. I dubbi, viste le politiche passate, sono più che fondati: fino ad oggi in tanti hanno promesso interventi corposi che poi però non hanno trovato alcuna concretizzazione. E, tra promesse, pochi soldi stanziati e ancor meno utilizzati, la realtà delle strutture scolastiche rimane disastrosa.
Scuole a rischio
I numeri, agghiaccianti, sono stati rivelati dall’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) in occasione di un’audizione alla Camera in VII Commissione (Cultura, Scienza, Istruzione). Dall’indagine è emerso che sono 24.073 le scuole a rischio sismico, mentre 6.251 sono a rischio idrogeologico. Oltre 30mila strutture, dunque, che dovrebbero essere messe in sicurezza. Numeri, questi, peraltro confermati anche da Legambiente (gennaio 2014) secondo cui oltre il 60% degli edifici sono stati costruiti prima del 1974 (data dell’entrata in vigore della normativa antisismica), il 37,6% delle scuole è in condizioni fatiscenti, il 40% sono prive del certificato di agibilità e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. Insomma, il quadro è tutt’altro che roseo e, peraltro, nemmeno rappresenta il monte totale degli edifici su cui intervenire d’urgenza. Pur essendo previsto da una legge del 1996, infatti, il Miur ancora è sprovvisto dell’Anagrafe Ministeriale degli edifici scolastici. Un assurdo dagli effetti sconcertanti: sono oltre 43mila le strutture di cui non si conosce lo stato di salute.
Parole, parole, parole
Eppure, a sfogliare i decreti attuati e le leggi approvate negli anni, lo Stato sembra sia stato presente. Peccato, però, lo sia stato solo a parole dato che tutti i fondi stanziati sono stati poi bloccati o impiegati in altro. Alle promesse fatte, dunque, non è mai seguita una concreta attuazione. Secondo quanto rivelato dall’Ance, infatti, ad oggi lo Stato ha dato vita a ben 8 fonti di finanziamento e 12 procedure attuative: un totale di 2,3 miliardi di euro negli ultimi dieci anni, di cui però 1,2 miliardi (il 53%) rimangono ancora da attivare, il che vuol dire che ancora devono essere espletate le procedure di selezione delle imprese. Le percentuali crescono se si considerano anche gli ulteriori 1,3 miliardi di euro stanziati dal governo Letta e (ancora) mai impiegati, che portano il monte complessivo a 3,6 miliardi di cui 2,6 ancora da attivare (il 72%). Andando nel dettaglio si rimane increduli. Prendiamo, ad esempio, il grande programma di edilizia scolastica del governo Berlusconi del 2009. Era diviso in due: la prima parte riguardava circa 1.670 progetti di messa in sicurezza delle scuole per un importo complessivo di 357,6 milioni di euro. Di questi, solo 780 progetti sono stati avviati a partire dal 2011 mentre gli altri 893 progetti sono tuttora bloccati; la seconda, invece, toccava 1.809 scuole per un importo complessivo di 259 milioni di euro ma i progetti non sono mai stati avviati per mancanza di fondi dato che, nel frattempo, quelli stanziati sono stati impiegati in altra maniera.
Oltre 13 miliardi
Dopo anni di rinvii e di fondi bloccati, il conto è decisamente salato: secondo le stime della Protezione Civile servirebbero 13 miliardi per rimettere in sesto tutte le strutture scolastiche. E nemmeno basterebbe dato che, avverte l’Ance, stiamo parlando della sola messa in sicurezza: “a tale fabbisogno si aggiunge quello relativo agli investimenti necessari per la riqualificazione energetica e gli adeguamenti funzionali degli edifici”. Insomma, da fare ce n’è. Si spera solo ci si muova diversamente rispetto al passato.