Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta al Tg2 rilancia una proposta di maggio 2021: dare i soldi ai diciottenni alimentandola con un incremento delle tasse sulle successioni. C’è da rallegrarsene, se la campagna elettorale esce dai personalismi e comincia a proporre soluzioni è un bene per tutti.
SCUSATEMI, MI È SCAPPATA UNA COSA DI SINISTRA
Solo che il (forse) alleato Calenda si inalbera: «ai diciottenni non serve una dote ma un’istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro», dice. Del resto per Calenda l’unica istruzione che serve a un diciottenne è quella che insegna a entrare in fabbrica e a timbrare il cartellino senza troppe pretese. L’altro (forse) alleato del PD Matteo Renzi si indigna: «la sinistra apre la campagna elettorale parlando di tasse», dice. L’equazione sinistra=tasse era un’invenzione di Berlusconi poi rimasticata dai suoi camerieri Meloni e Salvini. Finché non l’ha cominciata a usare un ex segretario del PD. Alleanze coese.
DI MAIO A BIBBIANO
Il “campo largo” di Letta avrebbe intenzione di candidare Luigi Di Maio in un collegio blindato a Modena. La capogruppo Dem alla Camera Debora Serracchiani alla Festa Regionale del Pd di Villalunga ha spronato i suoi compagni di partito con una frase piena di ottimismo: «quindi se serve al Paese sono pronta a ingoiare un rospo enorme e a farmi venire mal di testa tutti i giorni». Non male come prospettiva futuro. In quel collegio, tanto per aggiungere pieghe tragicomiche a una situazione già poco seria, c’è anche il comune di Bibbiano. Aveva ragione Di Maio: il PD è il partito di Bibbiano e Di Maio è il suo ambasciatore. Cortocircuito.
GIURIN GIURETTA CALENDA
Era il 18 giugno, non molto tempo fa, alle ore 22 e 39 quando il leader di Azione Carlo Calenda estraeva dalla tasca il suo iPhone e sdegnato twittava: “Oggi ho ricevuto alcune telefonate da giornalisti per chiedere se stessi lavorando ad un partito con Di Maio, Sala, Carfagna e Gelmini. Di Maio. Giuro”. Giurava, Calenda, che fosse un’ammucchiata improponibile. E in effetti si era dimenticato Brunetta. Spergiuro.
NON C’È PARAGONE
Gianluigi Paragone presenta i primi candidati della sua creatura Italexit. Tenetevi forte. C’è Stefano Puzzer, l’ex leader dei portuali di Trieste, diventato il simbolo delle mobilitazioni contro il Green pass obbligatorio. Puzzer è lo stesso che si è presentato Ginevra per denunciare l’Italia all’ONU ma non gli ha aperto nessuno. In compenso i suoi adepti erano cascati in una foto falsa di un pagina satirica in cui Puzzer stringeva la mano a Kofi Annan, ex Segretario generale dell’ONU morto nel 2018.
Tra i candidati c’è anche Stramezzi, dentista no vax che dice di saper curare il Covid senza nemmeno visitare i clienti, semplicemente con Bisolvon, Aspirina, Plaquenil, Enterogermina. Gaviscon e altro. Dice Puzzer: «il programma politico è la battaglia contro il vaccino obbligatorio, contro il Green pass e contro l’invio di armi all’Ucraina, con una particolare attenzione ai problemi finanziari dell’Italia, che sembra tutti sottovalutino». Chissà se al Senato candideranno Trump.
CROSETTO CI INSEGNA LA LIBERTÀ
Guido Crosetto (fondatore di Fratelli d’Italia) manganella l’ex senatore Elio Vito, uscito da Forza Italia e inspiegabilmente non atterrato da Calenda (che ci combini, Elio!): «Per FI è stato capogruppo e Ministro. – dice Crosetto – Era un ortodosso, un negriero come capogruppo, intollerante verso la libertà di voto in aula».
Crosetto che dà del “negriero” a un suo ex alleato e si scaglia contro gli “intolleranti verso la libertà” è un cappottamento della realtà. «Ecco perché mi preoccupano al potere, li conosco», risponde Vito. Caro Elio, se avevi bisogno di una mano per capire avresti potuto farci una telefonata vent’anni fa.