Era ora che gli studenti si sollevassero contro le stragi a Gaza. Giustamente chiedono la sospensione delle collaborazioni con le università israeliane. Ma vedo che la loro voce arriva poco al grande pubblico.
Elena Contini
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Gentile lettrice, certo che arriva poco. Giornali e tv non sono mica lì per mordere il potere, come vuole la favola della democrazia e di Biancaneve: sono lì per difendere il potere e quindi le notizie sgradite sono tenute basse o soppresse. Il va sans dire che il potere è tutt’uno con lo Stato ebraico. Subito dopo il 7 ottobre le Ursula, Meloni, Metsola e compagnia bella corsero ad abbracciare Netanyahu, il capo di un governo criminale che commette crimini di guerra da decenni e che adesso è sotto processo per genocidio. La presa di posizione del Senato Accademico della Normale di Pisa, che chiede la sospensione temporanea dei bandi di ricerca con Israele, ha svelato la solita ipocrisia. La ministra dell’Università Bernini al Tg1: “La ricerca scientifica è strumento di pace. Le università sono apolitiche e non si schierino”. Ah, davvero? E allora perché l’Italia ha interrotto tutte le collaborazioni universitarie con la Russia? Lì la ricerca non è strumento di pace? Ipocriti. Stessa cosa nello sport: 12 Paesi hanno chiesto di interdire Israele dai tornei di calcio. Risposta della Figc: “Lo sport non fa politica”. Però la Russia è stata bandita dal calcio, dalle olimpiadi e da tutti gli sport, perfino quelli dei paraplegici. E l’EuroSong Festival? Israele può partecipare, la Russia no. Domani forse ci diranno che in fondo anche le stragi e i genocidi sono strumenti di pace.
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