Ignorate a lungo tanto le graduatorie dei concorsi quanto la legge. La Rai è andata avanti con le assunzioni in modo del tutto discrezionale. Ora però la spa della tv di Stato rischia grosso. A imporle la trasparenza che ha ugualmente scelto di non considerare è stato il Tar del Lazio e l’ipotesi che nel giro di qualche tempo possa trovarsi a dover spendere cifre considerevoli per risarcire chi aveva diritto a un posto di lavoro ed è stato messo da parte è concreto. L’ennesima grana per l’amministratore delegato Fabrizio Salini.
IL PUNTO. Nel 2013 e nel 2015 la Rai ha bandito dei concorsi per reclutare giornalisti. Al termine delle prove sono state stilate delle graduatorie. Da una parte quelle dei vincitori e dall’altra quella degli idonei, di chi dunque non era riuscito ad agguantare uno dei posti a disposizione ma era ritenuto idoneo per assunzioni future. Anziché pescare in quelle graduatorie, la società che gestisce il servizio pubblico d’informazione ha però continuato ad assumere quanti non avevano mai preso parte a una selezione. Un atteggiamento mantenuto nonostante la legge di bilancio 2018, in un’ottica di risparmi, avesse imposto all’azienda di attingere in primis al personale idoneo presente appunto nelle graduatorie 2013 e 2015.
Niente da fare. Per la Rai i poteri attribuiti dalla contrattazione collettiva di settore ai direttori di rete impedirebbero l’assunzione “automatica degli idonei” inseriti nelle graduatorie delle prove selettive svolte. La società ha inoltre deciso anche di ignorare gli obblighi di trasparenza, negando ai candidati risultati idonei e lasciati senza un lavoro i documenti sulla vicenda da loro richiesti.
IL CONTENZIOSO. I giornalisti professionisti che si sono trovati senza un posto di lavoro e anche senza le carte necessarie a far eventualmente valere i loro diritti davanti a un giudice hanno fatto ricorso al Tar. Il Tribunale amministrativo del Lazio ha così ora imposto alla Rai, con due sentenze, di consegnare ai richiedenti le copie degli elaborati, le valutazioni fatte dalla commissione e i documenti sulle diverse assunzioni compiute senza attingere alle graduatorie. Per i giudici l’azienda di viale Mazzini è “assoggettata al diritto di accesso”, in quanto “gestore di pubblico servizio”. Evidenziando inoltre quanto previsto dalla legge di bilancio 2018, il Tar ha ritenuto importante la consegna di quegli atti ai ricorrenti affinché possano far eventualmente valere le loro ragioni in Tribunale, in pratica per una richiesta di risarcimento del danno subito.
La difesa della spa sulle scelte discrezionali da parte dei direttori di testata è stata invece bocciata su tutta la linea. Abbastanza per ridare speranza ai giornalisti che, dopo aver affrontato i concorsi ed essere stati anche considerati idonei, si sono trovati a lungo solo con un pugno di mosche in mano. Una battaglia portata avanti da quindici giornalisti in totale, con due distinti ricorsi. E la Rai dovrà anche far presto. I giudici amministrativi del Lazio hanno infatti imposto alla società di consegnare ai ricorrenti i documenti richiesti entro massimo trenta giorni. Le richieste di risarcimento in sede civile sembrano ormai un passaggio quasi scontato. Con la Rai che rischia di ritrovarsi a non aver risparmiato assumendo i giornalisti inseriti nelle graduatorie dei concorsi e a dover anche pagare pesanti risarcimenti.