di Bruno Longhi per Sportmediaset
Poteva essere la stagione buona per arrivare al Pallone d’Oro. Poteva… ma non sarà così. Colpa di quella maledetta Champions League, la competizione regina con la quale non riesce proprio ad avere il giusto feeling. E pensare che fino alla gara interna colChelsea, fino a quel disgraziato infortunio, tutto sembrava filare per il verso giusto: 10 gol, come non ne aveva mai segnati, impreziositi da prestazioni illuminanti, infarcite di talento e personalità da vendere. Ma Zlatan Ibrahimovic, le roy di Parigi, ha dovuto abdicare. Lui seduto in tribuna a Stanford Brigde e il suo Psg fuori ai quarti.
Ha fatto il massimo, è immune da colpe. Non era stato invece cosi’ in passato quando nelle partite di Champions non riusciva mai ad esprimersi sui livelli delle gare di campionato: lui, l’uomo in più, finiva quasi sempre per essere l’uomo in meno. E non è un caso se
in 12 stagioni è arrivato una sola volta in semifinale, col
Barcellona nel 2010, eliminato proprio da quell’Inter che aveva lasciato solo pochi mesi prima. Era uscito di scena tristemente al Camp Nou a metà ripresa, richiamato in panchina da Guardiola dopo l’ennesima deludente prestazione.E anche nelle precedenti stagioni italiane erano stati soltanto flop: fuori ai quarti quando era alla
Juve, sia nel 2005 col Liverpool che l’anno dopo con l’Arsenal. Sempre stoppato agli
ottavi nelle 3 successive stagioni in maglia
nerazzurra: col Valencia , ancora col Liverpool e con lo United. E anche nella
Milano rossonera – dopo la parentesi al Barça, di cui abbiamo detto, si era fermato agli ottavi col
Tottenham nel 2011 e ai quarti l’anno dopo contro il Barcellona.
Identico destino – ancora fuori ai quarti sempre contro i blaugrana – gli sarebbe toccato anche nella passata stagione, la prima con la maglia del Psg. Questo pareva e doveva essere l’anno buono. Ma evidentemente lui e la Champions non vanno proprio d’accordo. Sarà per la prossima vola. Forse.