C’è il tempo per una battuta. E quello per una proposta seria. Il leader del M5S, Giuseppe Conte, che da ex premier è riuscito a portare a casa 209 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, interviene nel dibattito sui ritardi del Pnrr.
L’ex premier Conte disposto ad aiutare l’Esecutivo sul Pnrr ma chiede un’operazione trasparenza e maggiore ascolto delle opposizioni
Ritardi che si devono in parte al governo Draghi, chiamato a mettere a terra i progetti, e in parte all’esecutivo Meloni indietro rispetto alle scadenze che andavano centrate nel primo trimestre di quest’anno. “Vedrete, di questo passo mi accuseranno di aver portato troppi soldi in Italia per nascondere l’imbarazzo di non riuscire a spenderli…”. ironizza Conte.
Poi arriva la proposta e questa volta il tono si fa serio. Di fronte “alla possibilità di perdere i fondi del Pnrr, anche una forza di opposizione intransigente come il Movimento 5 Stelle non può rimanere a guardare” spiega in un intervento sul Corriere della Sera. Qui “è in gioco la credibilità dell’Italia. Se falliamo sul Pnrr non fallisce solo Giorgia Meloni, fallisce l’Italia intera e la possibilità del suo definitivo rilancio”.
Perdere questa occasione, argomenta, significa lasciarsi sfuggire una capillare rivoluzione in termini di maggiori investimenti nella sanità, nelle scuole, nelle infrastrutture, “in tutto ciò che può farci affrontare una impegnativa transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale”. Per questi motivi il M5S non lascerà nulla di intentato: “È disponibile a sedersi a un tavolo e a rimboccarsi le maniche per dare il proprio contributo nell’interesse comune, per rimediare ai ritardi collezionati in questi mesi e agli errori sin qui commessi. Dobbiamo farlo tutti, anche coloro che, come noi, sono linearmente all’opposizione”.
All’esecutivo, dice Conte, “poniamo però due precondizioni. La prima è una grande operazione di trasparenza, assolutamente necessaria a individuare cosa non sta funzionando e dove occorre intervenire. La seconda è l’ascolto delle proposte del M5S e delle altre forze politiche, anche di opposizione, che vorranno offrire il proprio contributo”.
Conte dice la sua sullo scaricabarile tra Meloni e l’ex banchiere. Le responsabilità dei ritardi del Pnrr, lascia intendere, sono da distribuire equamente tra i due. Il lascito del governo guidato da Draghi, certificato dalla sua ultima Nadef, è di 13 miliardi di euro di minori spese del Pnrr rispetto a quelle da lui stesso previste nel Def precedente. Poi è arrivato il governo Meloni ed è la cronaca ad aggiornarci su come stiano andando le cose: l’Italia è in una condizione di conclamata difficoltà.
Una buona metà delle iniziative e delle misure sono in ritardo ed è stato speso solo il 6% dei fondi, come certificato dalla Corte dei conti – spiega -. La prospettiva, confermata dalle dichiarazioni del ministro Fitto, è che alcuni progetti non sono realizzabili entro la scadenza stabilita. Successivamente, spiega, che quella sul Pnrr da parte del M5S è “una mano tesa al Paese intero”: è “un’opportunità troppo grande che non possiamo sprecare. Ci sono ragioni politiche e pragmatiche ma anche morali. C’è stato un investimento di grande fiducia da parte dell’Europa, non possiamo lasciare che vadano sprecate risorse destinate a rilanciare il nostro Paese dopo tantissima sofferenza. Lo dobbiamo a chi non c’è più, lo dobbiamo a chi è sopravvissuto e piange i suoi morti, lo dobbiamo all’Europa che ha voluto operare una svolta solidaristica, lo dobbiamo a noi stessi perché abbiamo l’opportunità di non essere più fanalino di coda in Europa. Per questo ora il M5S tende la mano e speriamo lo facciano tutte le forze politiche, sociali e tutte le autorità istituzionali dei vari livelli anche territoriali perché questo Pnrr sia realizzato sino all’ultimo progetto”.