La ricetta della Bce non cambia, neanche di fronte all’inflazione: l’unica soluzione è l’austerità. E poco importa che il rialzo dei tassi continui a penalizzare i cittadini. O che a fare le spese dell’inflazione record dell’ultimo anno siano i lavoratori dipendenti che si vedono completamente eroso il loro potere d’acquisto a causa di salari invariati e prezzi sempre più alti. L’unica cosa importante, per l’Eurotower, è che gli stipendi non crescano.
Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, torna a ribadire il messaggio: “Bisogna monitorare con attenzione i rischi di una spirale salari-prezzi”. Durante un convegno a Berlino dice chiaramente che per lei l’inflazione domestica viene guidata “sia dai profitti che dai salari”. Anche se proprio sui salari, per il momento, non sembrano esserci riscontri. D’altronde in Italia gli stipendi non sono cresciuti, eppure l’inflazione è tra le più alte in Ue. Forse la spirale non c’è, tanto più che tutti gli analisti segnalano come l’inflazione del 2022 e 2023 sia dettata da uno shock esterno, ovvero la crisi energetica, e non da elementi interni.
La Bce vuole l’austerità: no a salari più alti
Schnabel ritiene che l’aumento dei prezzi, quindi, sia alimentato dai profitti aziendali e dai salari più alti dei lavoratori. In un’intervista, infatti, ha anche ribadito l’importanza di monitorare con attenzione questi due fattori per cercare di mantenere l’inflazione in discesa. Secondo l’esponente della Banca centrale europea si rischia una “spirale salari-prezzi” nel caso in cui gli stipendi aumentassero “più velocemente di quanto pensassimo e la crescita della produttività non si riprendesse”.
Negli scorsi giorni Schnabel aveva sottolineato la necessità di continuare ad aumentare i tassi d’interesse fino a che non si raggiunga la certezza che l’inflazione si diriga verso un ritorno all’obiettivo del 2%. “I rischi per le prospettive di inflazione sono orientati al rialzo, riflettendo fattori sia dal lato dell’offerta che della domanda”, ha affermato. Tutti discorsi che, però, non sembrano tenere conto delle reali esigenze dei cittadini, sempre più in difficoltà per il caro-prezzi. E, non a caso, i consumi iniziano a ridursi, con inevitabili effetti anche sulla crescita che continua a rallentare.