I salari italiani sempre più da fame: peggio di noi fa solo la Grecia

Anche se cresce il tasso di occupazione rimaniamo maglia nera in Europa. Siamo ultimi in classifica per Eurostat. Male anche sui salari.

I salari italiani sempre più da fame: peggio di noi fa solo la Grecia

Non fa che pavoneggiarsi la premier con i dati che arrivano dal mercato del lavoro. Giorgia Meloni però commenta solo le cifre che le fanno comodo e omette di commentare quelle che denunciano il flop delle politiche economiche del suo governo. Gli ultimi dati che ci dicono che il mercato del lavoro cresce ma con salari da fame sono quelli che arrivano dall’Eurostat.

Il reddito disponibile reale lordo delle famiglie nel 2023, primo anno intero del governo Meloni, diminuisce, soprattutto a causa della crescita elevata dei prezzi, e si attesta oltre sei punti al di sotto di quello del 2008. Per quanto riguarda i redditi in Ue la media sale da 110,12 a 110,82 mentre l’Italia cala da 94,15 a 93,74.

Anche se cresce il numero di occupati rimaniamo ultimi in Europa

Eurostat segnala che migliorano i marcatori dell’Italia sul lavoro e sull’istruzione ma segnala anche che i dati restano al di sotto di quelli della media Ue. In particolare il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni in Italia sale dal 64,8% del 2022 al 66,3 nel 2023. Ma rimaniamo lontani dalla media Ue che si attesta al 75,3%. Anzi nonostante questo aumento l’Italia resta ultima in classifica.

Sulla disoccupazione l’Italia registra un calo di 0,4 punti percentuali (dall’8,1% al 7,7%), tendenza ancora rafforzata nel 2024, mentre l’Ue segna in media una riduzione di 0,1 punti (dal 6,2% al 6,1%). Il nostro Paese registra un calo anche per i Neet (i giovani che non sono in un percorso di istruzione e formazione e non lavorano) con il passaggio dal 19% al 16,1%.

Diminuisce anche la disoccupazione di lunga durata (almeno un anno senza trovare lavoro) con il passaggio dal 4,6% al 4,2% della forza lavoro. Ma il dato è sempre superiore alla media Ue (2,1%). Migliorano i dati sociali in Italia anche sul fronte dell’istruzione: la percentuale di chi lascia la scuola precocemente scende dall’11,5% al 10,5% (dal 9,7% al 9,5% in Ue in media).

Cresce anche il tasso dei laureati con il passaggio dal 27,4% al 29,2% nel 2023 delle persone tra i 30 e i 34 anni anche se l’Italia resta distante dalla media Ue (dal 42,8% del 2022 al 43,9% ).

Peggio di noi sui salari fa solo la Grecia

Per quanto riguarda il reddito l’Italia rispetto al 2008 ha fatto meglio solo della Grecia (nel 2022 il reddito lordo disponibile era al 72,1% rispetto a quello del 2008) mentre resta lontana dalla Germania con il 112,59% nel 2023. La Francia supera il 2008 (108,75 nel 2022), la Spagna si ferma a 95,85.

“Bisogna dare risposte alle famiglie che si trovano in difficoltà sul fronte del reddito incentivando i rinnovi dei contratti”, dice il segretario confederale della Uil, Santo Biondo.

“I dati Eurostat confermano che il miglioramento degli indici del mercato del lavoro non rappresenta di per sé una buona notizia se non affiancato da qualità e stabilità dei rapporti di lavoro: l’occupazione è uno strumento di protezione dal rischio di povertà solo quando il lavoro è stabile, tutelato, sicuro e dignitoso. Per noi le priorità restano il contrasto ad ogni forma di precarietà, sfruttamento e illegalità nel lavoro e l’aumento delle retribuzioni”, afferma la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli.