I renziani danno i numeri, per attaccare Meloni scivolano sull’inflazione

Italia Viva adotta lo stile Trump, sbaglia i dati e inciampa nella critica a Meloni. L'autoproclamato argine al populismo scivola sui numeri

I renziani danno i numeri, per attaccare Meloni scivolano sull’inflazione

Matteo Renzi scalcia per entrare nel centrosinistra. Il leader di Italia viva insiste nel rivendicare la sua natura addirittura “di sinistra” e spiega di essere l’argine al populismo. Forse è per questo che ieri Italia viva ha deciso di adottare la comunicazione della destra trumpiana e ha sbagliato completamente i numeri come i populisti. 

Il partito guidato da Renzi ieri ha lanciato sui social una grafica accattivante, accompagnata dalla domanda provocatoria: “Giorgia Meloni, quanto ci costi?”. L’intento era chiaro: dimostrare l’aumento dei prezzi dei beni alimentari sotto il governo Meloni. Peccato che sia tutto sbagliato, come documenta il Fact Checking di Pagella Politica. 

L’imitazione trumpiana: quando lo stile tradisce il messaggio

La grafica, a prima vista convincente, mostrava una serie di aumenti di prezzo per prodotti di uso quotidiano, dal pane alla carne, dall’olio al latte. Numeri che, se fossero stati corretti, avrebbero potuto assestare un bel colpo al governo. Ma c’era qualcosa che non quadrava e non è sfuggito all’occhio attento di Pagella Politica, che ha deciso di vederci chiaro.

Il primo campanello d’allarme è suonato quando qualcuno ha notato una somiglianza quasi imbarazzante con le grafiche pubblicate pochi giorni prima da Donald Trump su Instagram. Sì, proprio quel Donald Trump che Renzi ha più volte criticato aspramente. Un caso di “ispiration” mal riposta? Forse. Ma il vero problema non era tanto lo stile quanto la sostanza.

Scavando nei numeri Pagella Politica ha scoperto un vero e proprio vaso di Pandora. I dati presentati da Italia Viva, che dovevano rappresentare un confronto nazionale tra l’era Draghi e l’era Meloni, in realtà si riferivano solo alla provincia di Roma. Un dettaglio non da poco, considerando le differenze di prezzo che possono esistere da una regione all’altra del Paese.

Ma non è finita qui. Il confronto temporale scelto da Italia Viva lasciava perplessi: luglio 2022 vs luglio 2024. Peccato che Draghi abbia governato fino a ottobre 2022, rendendo il confronto quanto meno discutibile. E come se non bastasse, alcuni dei prezzi riportati erano semplicemente sbagliati. La passata di pomodoro, ad esempio, veniva indicata a 3,33 euro al chilo, quando il dato corretto era 1,88 euro.

L’ironia della situazione è che Italia Viva ha citato come fonte l’Osservatorio prezzi e tariffe del Ministero per le Imprese e il Made in Italy, lo stesso che sul proprio sito sconsiglia esplicitamente l’uso dei suoi dati per confronti tra diverse città e periodi. Un avvertimento che, evidentemente, è sfuggito ai creatori della grafica.

I numeri non mentono: la realtà dietro la retorica

Ma cosa dicono i dati ufficiali? Secondo l’Istat, la realtà è ben diversa da quella dipinta da Italia Viva. I prezzi dei beni alimentari sono effettivamente aumentati ma il picco si è verificato durante il governo Draghi, in concomitanza con un’impennata generale dell’inflazione. Sotto il governo Meloni, paradossalmente, la crescita dei prezzi ha rallentato.

Anzi, stando ai dati Ocse, a luglio 2024 l’Italia poteva vantare l’inflazione più bassa tra i Paesi del G7. E Eurostat conferma: siamo tra i “virtuosi” dell’Unione Europea in termini di contenimento dell’inflazione. A settembre 2024, l’aumento dei prezzi rispetto all’anno precedente si attestava a un modesto 0,8%.

Volendo essere “competenti” più che puntare sul sensazionalismo del prezzo del pane e del latte il partito di Renzi avrebbe potuto puntare sul potere d’acquisto degli italiani che cala sensibilmente a causa del lavoro povero che sta mettendo in difficoltà le famiglie. Ma quando si parla di diritti dei lavoratori l’autore del Jobs Act è in evidente difficoltà. Così alla fine hanno deciso di fare i populisti, ispirati dalla destra.