di Stefano Sansonetti
Le vie dei Benetton e dei Gavio sono infinite, soprattutto quelle funzionali a mantenere ben salda la presa su affari e privilegi. Alcune di queste vie, per dire, portano dritte alle casse di fondazioni, associazioni, think tank, pensatoi e istituti legati a doppio filo alla politica. A quella politica, neanche a dirlo, a cui bisogna pur dare qualche segnale per restare i signori incontrastati del casello. In questo campo i Benetton, ora a dir poco in crisi dopo il crollo del Ponte Morandi sulla A10, col suo pesantissimo bilancio di 43 vittime, sono dei veri maestri. Tanto per fornire qualche esempio Atlantia, la holding di famiglia che controlla Autostrade per l’Italia, e Aeroporti di Roma, anch’essa facente capo alla medesima holding, risultano tutt’ora soci sostenitori dell’Aspen, think tank filoamericano, in particolare sponda liberal, con dentro tanti ministri ed ex ministri italiani (il presidente è Giulio Tremonti).
La lista – Autostrade per l’Italia, a sua volta, compare nella lista dei soci sostenitori di Fondazione Symbola, guidata dall’ex Pd ed ex presidente di Legambiente Ermete Realacci, e nell’elenco dei soci ordinari della Fondazione Italiadecide, lanciata all’epoca dall’ex presidente della Camera Luciano Violante. Altro spazio si trova all’interno dell’Ispi, Istituto di studi di politica internazionale. Qui, tra i soci, spunta fuori Autogrill, altro gioiello che ancora oggi, attraverso la società Schematrentaquattro, fa capo per il 50,1% alla Edizione della famiglia di Ponzano Veneto. Poi naturalmente ci sono i pezzi grossi dell’organigramma del gruppo, che mostrano la loro vicinanza ottenendo posti in altri enti. Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia e Aeroporti di Roma, siede nel Consiglio della Fondazione Magna Carta, pensatoio presieduto dall’ex ministro di centrodestra Gaetano Quagliariello. Lo stesso Cerchiai vanta uno scranno anche nel Consiglio di indirizzo dell’Istituto Bruno Leoni, pensatoio di ispirazione liberale che lo scorso 20 agosto, a pochi giorni dalla tragedia di Genova, ha rilanciato sul suo sito un articolo di Forbes in cui si metteva in guardia dalla tentazione di nazionalizzare le concessioni, con sottotitolo-domanda sin troppo eloquente: “Uno Stato che non ha saputo vigilare in modo efficiente potrebbe sobbarcarsi la gestione e la manutenzione delle autostrade?”. Tutto molto chiaro.
Gli altri – A livello di sostegno a think tank vari, i Gavio sono un po’ meno vistosi. Ma non al punto di non apparire in bella mostra nella lista dei vecchi finanziatori della fu renzianissima Fondazione Open, quella che organizzava le Leopolde. Nell’elenco spuntano fuori i contributi di due società della famiglia di Castelnuovo Scrivia: uno della holding del gruppo, la Aurelia, che ha versato 25mila euro, e uno della Sinelec, che ne ha versati 30mila. Ma si tratta solo di una delle tante vie attraverso le quali i signori del casello hanno goduto di inattaccabili rendite di posizione. Almeno finora.