“Le lancio una provocazione: il radicalismo chic è peggio della ‘ndangheta. La mia candidatura parte da qui. E lo dice una persona che nasce a sinistra ma che non si riconosce in questo Pd”. È un fiume in piena Klaus Davi, massmediologo e uomo “di rottura”, che ama le sfide. E, non a caso, oggi si ritrova davanti a una nuova avventura: la candidatura a sindaco in una delle terre più martoriate dalla ‘ndrangheta, San Luca.
Partiamo da qui: il paese reggino arriva da uno scioglimento per mafia e da tre tornate in cui non si è riusciti ad eleggere un sindaco.
“L’ultimo scioglimento nel 2013 venne approvato da Angelino Alfano, un ministro che neanche la moglie rimpiange. Alfano ebbe la trovata di sciogliere il comune a 4 giorni dal voto. Fare una roba del genere, significa che vuoi proprio che lo Stato si faccia odiare. E infatti da lì le persone si sono demotivate. Mettici poi l’oscuramento politico e San Luca è caduta nel dimenticatoio”.
In che senso?
“Diciamocelo francamente: del Sud ci siamo accorti con i Cinque stelle che hanno messo nell’agenda politica il reddito di cittadinanza. Un traguardo che è un grande merito”.
San Luca, però, è anche terra di infiltrazioni mafiose.
“In tutta la Calabria ci sono contaminazioni con i poteri oscuri, dalla massoneria alla ‘ndrangheta, che non sono invenzione dei grillini. Ma accanto alla corruzione c’è inadeguatezza. Spesso la stessa ‘ndrangheta viene utilizzata come alibi della politica”.
Secondo Saviano, invece, i ragazzi hanno il tatuaggio dello scorpione.
“Sfatiamo questo mito. Questi tatuaggi non esistono, non so da dove arrivino, probabilmente dalla fiction, da Gomorra. Non c’entrano con la realtà”.
Lei ha detto che Milano è più pericolosa di San Luca.
“Guardi, Milano è una delle più grandi mistificazioni della realtà. Milano è teatro di omicidi di mafia e agguati. Solo che c’è l’ordine di far finire tutto in cronache locali; quando invece succede qualcosa con la Raggi si va sul nazionale. Milano è infinitamente più insicura di San Luca”.
Da dove deve ripartire il Sud e in particolare San Luca?
“Scuola e lavoro prima di tutto. Ho già aperto con Openjobmetis uno sportello, ma voglio mettermi ancora più in gioco per questi ragazzi. Anzi, le do una chicca”.
Prego.
“Lapo Elkann si è offerto di offrire uno stage qualificato nelle sue aziende”.
Ottimo.
“C’è poi Polsi. Il santuario, come si sa, è ritenuto luogo in cui vengono decise e sottoscritte le regole della ‘ndrangheta. Ecco, Polsi deve diventare meta di turismo e del Mediterraneo”.
Insomma, una candidatura per ridare lustro a San Luca?
“La mia è una candidatura che ha un valore politico nazionale. È la candidatura contro il radicalismo chic. Che, le dirò, è peggio della ‘ndrangheta”.
Addirittura?
“La ‘ndrangheta uccide direttamente, loro minano le persone con lo scherno, basando tutto sulla demonizzazione. Prima si andava al nocciolo delle questioni, ora si privilegia il politically correct. E questo ha distrutto la sinistra. I radical chic si sentono dei parvenu che vogliono solo farsi accettare dagli ambienti dell’Aspen, di Bilderberg, dei benpensanti gauche. Pensi proprio a San Luca”.
In che senso?
“A loro San Luca fa schifo. Perché è l’emblema del fallimento del Pd e del radicalismo chic: fallimento politico, culturale e intellettuale”.