Sentiamo spesso parlare di clima impazzito, di fenomeni atmosferici straordinari e di danni a cose e persone. Insomma la tutela dell’ambiente è senza dubbio una delle priorità dei nostri giorni, peccato che non tutti i partiti sembrano pensarla così. Guardando al programma delle destre quel che balza agli occhi è che lo spazio relegato a clima e ambiente oltre ad essere piuttosto striminzito, viene anche relegato alle ultime pagine.
Come noto, infatti, il programma della coalizione è diviso in quindici punti e le misure Green si trovano al dodicesimo posto. Una posizione che non sembra essere casuale e che probabilmente dimostra lo scarso interesse verso l’argomento. Entrando nel dettaglio delle proposte congiunte di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, si ha la sensazione che ci sia di tutto e di più.
I programmi sul clima delle destre
Che le cose stiano così è evidente già dal fatto che si parte dall’intenzione di confermare tutti gli impegni internazionali già assunti dall’Italia in fatto di riduzione delle emissioni inquinanti e dalla volontà di varare un Piano nazionale di economia circolare, mentre subito dopo si parla di dotare l’Italia della tecnologia nucleare, di puntare sui termovalorizzatori e di promuovere l’estrazione delle materie prime con un piano che prevede un’impresa di mining statale per l’esplorazione.
Confusione che diventa ancor più evidente guardando ai sotto programmi dei partiti che compongono la coalizione. Qui a farla da padrone è senza dubbio la Lega che la spara grossa chiedendo di “superare il vecchio ambientalismo ideologico, le politiche confuse e contraddittorie di chi vorrebbe fermare il progresso, innescare uno Stato di Polizia e portare il Paese verso la decrescita”.
Ma chi fa ancora peggio è Forza Italia nel cui programma, incredibile ma vero, le parole “clima”, “riscaldamento globale” e “cambiamenti climatici” non vengono mai neanche citate.
I programmi sul clima sono il fiore all’occhiello dei 5S
Ben più articolato è il piano Green portato avanti dal Movimento 5 Stelle. Il primo punto portato avanti da Giuseppe Conte è quello che propone una vera svolta in materia aprendo l’Italia all’economia rigenerativa ossia “un sistema non più fondato solo sulla crescita ma anche sulla rigenerazione sociale, del territorio, dei consumi”.
Al contrario di tutti gli altri partiti è stato messo nero su bianco lo “stop a tecnologie obsolete per i rifiuti, con la realizzazione di impianti completamente compatibili con le richieste dell’Europa e non inquinanti, finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali”.
Grande attenzione viene riservata anche alla prevenzione del fenomeno del dissesto idrogeologico per il quale si chiede una nuova mappatura dell’intero territorio nazionale.
Tutto e il contrario di tutto
Molto diverse le posizioni assunte dal Quarto polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Soluzioni – è bene specificarlo – che probabilmente non incontreranno il gradimento degli ambientalisti. Pur confermando l’intenzione di rispettare gli impegni internazionali già presi dall’Italia, Azione e Italia Viva spingono per una lunga serie di Sì che faranno storcere la bocca a molti.
Oltre alla conferma dei due rigassificatori, il Quarto polo punterà con decisione pure sul nucleare e sull’aumento della produzione nazionale del gas.
Non solo. Via libera anche a un Piano rifiuti visto che, si legge nel testo, “non si può pensare di volere un sistema a rifiuti zero senza avere un termovalorizzatore. Autorevoli istituti di ricerca hanno stimato un fabbisogno di circa 70 nuovi impianti (termovalorizzatori, impianti di trattamento bio-meccanico, impianti di smaltimento, ecc..) da realizzare entro il 2035, per un valore di 10 miliardi di euro circa”. Ma il Quarto polo propone anche di rafforzare la produzione di energia da fonti rinnovabili, spingendo su un progetto per favorire l’individuazione delle aree dove poter costruire impianti Green.
I programmi sul clima del Pd
Diversa la posizione del Partito democratico che ammette candidamente di avere obiettivi climatici “realistici ma ambiziosi”. Come già visto per il resto del programma elettorale, Enrico Letta si ponte in continuità con quanto detto e fatto da Mario Draghi.
Quindi come tutti gli altri dice Sì ai rigassificatori – seppur come misura temporanea ma di cui non è specificato l’orizzonte temporale – e ricorda che “il pacchetto europeo Fit for 55, con il suo obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ha indicato chiaramente qual è il percorso da intraprendere”.
Per riuscire a portare a casa simili risultati, il Partito democratico intende varare “una legge quadro sul clima e un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici al 2050”.
DMR