La Sveglia

I fessi in festa per Trump sognando di essere lui

Donald Trump si insedia alla Casa Bianca, e intorno a lui, tra applausi e sorrisi, c’è la crème dell’élite globale: Elon Musk, Jeff Bezos e altri miliardari stipati in pochi metri quadrati di ricchezza inarrivabile. Dall’altra parte, gli elettori che applaudono felici, convinti che un uomo come Trump rappresenti una promessa per tutti. È il grande inganno del sogno americano: l’idea che sostenere un ricco possa un giorno rendere ricchi anche loro.

Ma i numeri raccontano un’altra storia. Secondo Oxfam, dal 2020 il 63% della ricchezza prodotta è finita nelle mani dell’1% più abbiente, mentre al restante 99% è rimasto poco più di un terzo. Una forbice che continua ad allargarsi, giorno dopo giorno. I ricchi non condividono: accumulano. I numeri non mentono, ma chi applaude preferisce ignorarli.

Il copione non è nuovo. Anche in Italia abbiamo vissuto l’illusione con Berlusconi, l’imprenditore diventato politico che prometteva un paese di imprenditori. Il risultato? Le disuguaglianze sono cresciute, il divario tra ricchi e poveri si è ampliato e le briciole sono rimaste briciole. Oggi, come allora, i miliardari rappresentano un sistema chiuso che non redistribuisce ma consolida il proprio potere, lasciando chi sta sotto ad aggrapparsi al nulla.

Applaudire un ricco significa accettare un sistema che premia i pochi e ignora i molti. Ed è proprio quell’applauso, quel gesto disperato e ingenuo, il simbolo più tragico di una società che ha smarrito la capacità di pretendere giustizia e uguaglianza.

I più pericolosi sono i fessi che esultano per Trump sperando di diventare come lui e la sua compagnia di giro.