Le procedure formali non sono state ancora perfezionate. E alcuni osservatori stanno facendo notare qualche ritardo di troppo. Il fatto è che, da quando Donald Trump si è insediato, la diplomazia a stelle e strisce in Italia sembra poter assumere una fisionomia a tre teste. E forse, al di là delle decisioni ufficiali, una di queste teste è destinata a prevalere sulle altre. In ballo ci sono tre nomi: Lew Eisenberg, Callista Gingrich e Newt Gingrich, questi ultimi due moglie e marito. Il nome del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia in realtà c’è da gennaio. Si tratta di Eisenberg, finanziere, tesoriere del Partito repubblicano e per più di 20 anni banchiere a Goldman Sachs. L’amministrazione Trump lo ha indicato nel gennaio di quest’anno, ma dopo quattro mesi e mezzo non c’è ancora stato l’insediamento ufficiale a Roma. Come mai? In realtà la procedura è all’esame del Senato Usa e potrebbe sbloccarsi da un momento all’altro. Il fatto certo è che dopo un lasso di tempo già lungo l’iter non è ancora concluso.
Gli altri – Nel frattempo qualche giorno fa l’amministrazione Usa ha designato anche il nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede. Si tratta di una donna, Callista Gingrich, il cui cognome è per certi aspetti “ingombrante”. Parliamo infatti della consorte di un pezzo da novanta del Partito repubblicano, ovvero Newt Gingrich, ex speaker della Camera e già candidato alla nomination repubblicana per le presidenziali Usa del 2012. Si dà il caso che anche per Callista Gingrich la nomina, già decisa dall’amministrazione, debba però ottenere il perfezionamento dal Senato americano. Ora, non che ci debbano essere sorprese sulle conferme di Eisenberg e della Gingrich. Semmai ambienti governativi italiani si stanno chiedendo chi effettivamente sarà il vero referente diplomatico americano a Roma. Eisenberg ha dalla sua la conoscenza del mondo della finanza e la dimestichezza nel trattare flussi di soldi. Basti pensare che è stato lo stratega della campagna trumpiana di fundraising. Ma neanche i coniugi Gingrich sono da meno. Newt, a quanto pare, riveste un ruolo di advisor informale del neo presidente Usa. Di più, in questi mesi si è ritagliato anche un ruolo da divulgatore, o per meglio dire da esegeta del trumpismo. Basti pensare che ha dato da poco alle stampe “Understanding Trump”, un libro che intende introdurre il lettore alla conoscenza del presidente convincendolo della bontà del suo operato.
Schema variabile – E poi è la storia repubblicana di Gingrich a far capire meglio di ogni altro dettaglio il peso del personaggio, anche all’interno della coppia che forma con Callista. Quest’ultima è la vera e autentica anima cattolica dell’unione, colei che tempo fa ha convinto lo stesso marito a convertirsi al cattolicesimo. Ma è chiaro che la presenza del famoso coniuge può indurre alcuni osservatori a pensare che il vero interlocutore diplomatico sia lui. Certo, in attesa del perfezionamento delle procedure al momento i ruoli sono definiti: Eisenberg nuovo ambasciatore Usa in Italia e la Gingrich nuova ambasciatrice Usa presso la Santa Sede. Alcuni ritardi di troppo, però, stanno inducendo a credere che la geografia diplomatica americana in Italia potrebbe anche non corrispondere perfettamente a quella tracciata sulle cartine ufficiali. Al momento sul sito dell’ambasciata a stelle e strisce a Roma c’è semplicemente scritto che l’ex numero uno della sede diplomatica, John Phillips, ha terminato il suo mandato. E si spiega che al momento la reggente è Kelly Degnan, vicecapo missione dell’ambasciata dal novembre 2015, dopo essere stata due anni nello staff dell’ex segretario di Stato John Kerry. Ma questo non significa che l’attività diplomatica Usa a Roma non sia iniziata.
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