di Stefano Sansonetti
Sta piazzando i suoi uomini in tutti i gangli della finanza vaticana. Prima con “semplici” consulenze prestate allo Ior e all’Apsa, le strutture economiche della Santa Sede che dovevano essere ripulite dopo i recenti scandali che le hanno coinvolte. Adesso sistemando ai vertici della banca vaticana i suoi uomini di punta. Benvenuti nel “felpato” mondo di Promontory, la società di consulenza americana dai cui ranghi è stato pescato, qualche giorno fa, il nuovo direttore generale dello Ior, Rolando Marranci. Accanto al quale, già da diversi mesi, opera in qualità di chief risk officer dell’istituto Antonio Montaresi, anche lui appartenente alla “misteriosa” famiglia di Promontory. Il tutto sotto l’egida di Elizabeth McCaul e Raffaele Cosimo, altri esponenti del gruppo americano che di fatto stanno affiancando il presidente dello Ior, Ernst Von Freyberg, nella gestione della banca vaticana. Insomma, se non è una presa massiccia sui posti di comando poco ci manca. Anche perché Promontory non soltanto da luglio sta passando al setaccio i conti dello Ior, ma sta pure svolgendo una due diligence sui conti dell’Apsa, ovvero la struttura che custodisce il cospicuo patrimonio mobiliare e immobiliare della Santa Sede. L’obiettivo, portato avanti da Papa Bergoglio, è quello della trasparenza dopo inconvenienti di ogni sorta. Ma perché è stata chiamata in causa Promontory? E chi c’è sullo sfondo? Qui viene il bello, perché La Notizia, carte alla mano, è in grado di documentare come dietro al gruppo americano si muovano spezzoni delle passate amministrazioni di Bill Clinton e Jimmy Carter, pezzi grossi affermatisi nel pubblico e poi transitati per il settore privato, vantando anche legami strettissimi con la comunità e la finanza ebraica.
I nomi
In Italia gli americani operano attraverso la Promontory Financial Group Italy, società che qualche tempo fa era assurta agli onori della cronaca per aver reclutato l’ex ministro dell’economia, Tommaso Padoa-Schioppa, come responsabile per l’Europa. Dietro la filiale italiana c’è comunque la Promontory americana, fondata nel 2001 da Eugene Ludwig. Si tratta di un personaggio molto influente, che Bill Clinton scelse nel 1993 come capo dello U.S. Comptroller of the Currency, un’agenzia inserita all’interno del Dipartimento del Tesoro che regola e supervisiona il settore bancario, soprattutto al fine di garantire la concorrenza. Ma nel passato di Ludwig c’è stato anche un passaggio nella Federal Deposit Insurance Corporation, altra agenzia che vigila sulla solvibilità delle banche e assicura i depositi. Un pezzo grosso dell’amministrazione Usa, quindi, che come spesso accade ha poi deciso di fare fortuna nel privato. Oltre a fondare Promontory, infatti, Ludwig è partner della CapGen Financial, una società di private equity che investe in banche e finanziarie regionali americane in difficoltà, puntando soprattutto su istituti che hanno asset compresi tra i 500 milioni e i 20 miliardi di dollari.
Le lobby
Il cofondatore della Promontory, invece, si chiama Alfred Moses, avvocato, finanziare, ambasciatore, ex consulente di Jimmy Carter. Ma Moses, che si è affermato nello studio legale Convington & Burling di Washington, è anche un esponente di spicco della comunità ebraica: è stato presidente dell’American Jewish Committee, dello Hebrew College e della Golda Meir Association. Anche lui, poi, ha avuto stretti contatti con l’amministrazione Usa, quando all’inizio degli anni ‘80 venne reclutato come super-consulente dell’allora presidente Carter in riferimento al Billygate. Si tratta dello scandalo di cui fu protagonista Billy, il fratello di Carter, accusato all’epoca di aver intascato soldi dai libici in un’operazione di compravendita di petrolio. Ebbene, secondo un’inchiesta della magistratura italiana condotta a metà degli anni ‘80 anche i servizi segreti nostrani, con il Sismi e l’ex faccendiere Francesco Pazienza, avrebbero preso parte all’organizzazione del Billygate per fare emergere lo scandalo nella campagna elettorale del 1980 e favorire il candidato repubblicano Ronald Reagan. Insomma, per tutto questo Billygate, il superconsulente Moses assistette Carter durante il calvario delle audizioni davanti al senato Usa. Lo stesso Moses che, con Ludwig, muove i fili di Promontory, ovvero la società americana che di fatto sta gestendo tutta la finanza vaticana.