Secondo gli ultimi dati sono quasi cinquemila i soldati italiani impegnati, dall’Afghanistan al Libano, nelle missioni militari cui il nostro Paese partecipa. E nell’ultimo periodo si fa sempre più insistente la voce di un possibile nuovo intervento militare, questa volta in Libia per frenare l’avanzata Isis. Era fine febbraio, d’altronde, quando è emersa la notizia secondo la quale il nostro Governo ha concesso l’autorizzazione alla base di Sigonella per l’utilizzo di droni armati. Un’indiscrezione immediatamente seguita da un’altra, secondo la quale sarebbero pronti altri cinquemila uomini per “soddisfare” le richieste arrivate in tal senso dal Segretario della difesa americana, Ashton Carter.
ARMIAMOCI E PARTITE – Eppure se così fosse, diciamo proprio che non si parte col piede giusto. Sono esattamente 104 giorni, infatti, che i nostri militari impiegati nelle varie missioni non hanno copertura economica né finanziaria. Sembrerebbe incredibile, ma è esattamente così: cinquemila militari, dall’Iraq all’Afghanistan passando per la Libia e il Medio Oriente, sono di fatto abbandonati dalle istituzioni. Per capire di cosa parliamo, facciamo un passo indietro. È dal 2002, infatti, che il finanziamento delle missioni italiane all’estero viene stipulato tramite un decreto del Governo, che prevede la copertura economica di sei mesi in sei mesi. Ebbene, l’ultimo atto di Palazzo Chigi risale al 30 ottobre. Nel decreto in questione si legge chiaramente che “è autorizzata” la spesa per le varie missioni «fino al 32 dicembre 2015”. Ergo: dall’inizio del 2016 le nostre spedizioni militari mancano di copertura economica e legislativa. In realtà non è nemmeno la prima volta che capita una cosa del genere. Come denunciato da Michele Piras (Sel) in un’interrogazione presentata in questi giorni, infatti, anche il decreto precedente è stato licenziato dal Consiglio dei ministri il 12 ottobre 2015 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 ottobre, ovvero dopo un mese esatto dalla scadenza, “creando la possibilità di un paradosso normativo in caso di mancata approvazione entro i termini”. Un paradosso oggi ancora più evidente dato che il “buco” è di oltre tre mesi. Certo, qualcuno dirà, il ritardo è dovuto al fatto che si sta lavorando per evitare il ricorso alla decretazione d’urgenza (com’è oggi) e rendere il finanziamento strutturale. La legge che lo prevede, però, è ancora in alto mare: approvata al Senato in seconda battuta è ora nuovamente all’esame della Camera. Ma intanto i nostri soldati attendono.
QUANTO SPENDIAMO – Attendono, peraltro, un finanziamento non di poco conto. Per capire di quanto parliamo basti prendere in esame l’anno passato. Per il 2015, infatti, le missioni internazionali sono costate circa 1,2 miliardi di euro. In aumento, peraltro, rispetto al 2014, quando spendemmo “solo” 953 milioni. Parliamo, in pratica, di 100 milioni al mese. Oltre tre milioni di euro (3,268 per l’esattezza) ogni giorno che passa.
Tw: @CarmineGazzanni