“C’è qualcuno?” No, questa volta a parlare non è la particella di sodio della nota reclame dell’acqua minerale. Ma, molto più prosaicamente, potrebbe essere quanto dice un parlamentare a commento della celerità con qui il governo Meloni risponde alle interrogazioni depositate. Eppure dovrebbe essere, questo, uno degli oneri cui è chiamato un esecutivo che si rispetti. Per carità: diciamo subito che tutti i governi che si sono succeduti – non solo questo, dunque – non hanno mai brillato per la tempestività nelle loro risposte.
La Meloni e i suoi ministri hanno risposto ad appena un’interrogazione parlamentare su quattro: il dato peggiore degli ultimi dieci anni
Ma in questi mesi si sono raggiunti picchi decisamente interessanti: secondo un dossier recentemente pubblicato da Openpolis, gli atti di sindacato ispettivo prodotti fino al 31 gennaio sono stati 875 ma solo 238 di questi hanno ricevuto una risposta. In percentuale, parliamo del 27,2%. In pratica, poco più di un atto su quattro depositati ottiene risposta. “Si tratta del dato più basso, almeno per ora, se si considerano gli esecutivi delle ultime 3 legislature”, spiega la piattaforma che monitora da sempre l’attività politica nazionale.
Ma anche facendo il raffronto con gli esecutivi precedenti – da Renzi a Gentiloni fino a Letta – il discorso non cambia. “Questa tendenza, unita al sempre più frequente ricorso a decreti legge e questioni di fiducia, evidenzia ancora una volta la crisi del nostro sistema politico. In cui la principale assemblea rappresentativa ricopre un ruolo sempre più marginale”, spiega ancora la piattaforma. Ed è effettivamente difficile darle torto.
Al governo Meloni sono stati sottoposti in totale 875 atti di sindacato ispettivo
Ma a questo punto entriamo nel dettaglio. Come abbiamo già anticipato, dal 22 ottobre 2022 (data dell’insediamento) al 31 gennaio 2023, al governo Meloni sono stati sottoposti in totale 875 atti di sindacato ispettivo. Le più numerose sono le interrogazioni a risposta scritta (352). Seguono le interrogazioni a risposta in commissione (206 quelle ordinarie, 112 quelle a risposta immediata). Le interrogazioni a risposta immediata in assemblea depositate sono state 76 mentre quelle a risposta orale 67. Per quanto riguarda le interpellanze ne sono state presentate 36 ordinare e 26 urgenti.
Il governo non può non rispondere alle interrogazioni a risposta immediata. Ma sono una piccola parte degli atti ispettivi presentati. Logicamente, osserva ancora Openpolis, gli atti ispettivi a risposta immediata fanno registrare un alto tasso di risposte da parte dell’esecutivo. Anche perché questo non può sottrarsi alle domande poste dai parlamentari. Le interrogazioni a risposta immediata in commissione infatti sono state svolte nel 93,7% dei casi mentre le interpellanze urgenti hanno avuto risposta il 92,3% delle volte. Il governo infine ha risposto all’89,5% delle interrogazioni a risposta immediata presentate in assemblea.
Considerate insieme però queste tre tipologie rappresentano appena un quarto di tutti gli atti di sindacato ispettivo presentati. In tutti gli altri casi la percentuale di risposta diminuisce drasticamente. Infatti si sono svolte solamente il 22,4% delle interrogazioni a risposta orale mentre in tutti gli altri casi la percentuale scende addirittura sotto il 5%.
Ovviamente la legislatura è ancora agli inizi e l’attuale governo, se lo vorrà, avrà tempo per incrementare i propri numeri. Anche se i precedenti esecutivi non hanno fatto molto meglio da questo punto di vista. Al primo posto infatti troviamo il governo Renzi con il 33,2% di risposte fornite. Al secondo posto c’è invece il Conte I con il 33%. Il governo Draghi è terzo con il 32,9%. Nel migliore dei casi quindi storicamente gli ultimi governi hanno risposto a un terzo circa delle interrogazioni presentate.
E quali sono, a questo punto, i ministeri meno celeri? In valori assoluti i ministeri depositari del maggior numero di atti di sindacato ispettivo sono quello dell‘Interno (105), quello dell’Ambiente e quello delle Infrastrutture (97). Giustizia (36) e Ambiente (30) sono i ministeri che hanno fornito più risposte in termini assoluti. Al terzo posto invece in questo caso c’è quello dell’economia (25).
Maglia nera a Meloni, Piantedosi e Salvini
Per quanto riguarda la percentuale di risposte fornite, se escludiamo il ministro per i Rapporti con il parlamento, quella per la Disabilità e quello per gli Affari regionali a cui sono stati sottoposti meno di 5 atti ispettivi, vediamo che il più efficiente è stato di nuovo il ministero della giustizia guidato da Carlo Nordio con il 58% di risposte fornite. Seguono il ministero dell’Agricoltura e la struttura che fa riferimento al ministero Raffaele Fitto (affari europei, coesione, Pnrr) entrambi con il 40% di risposte fornite.
Tra i meno efficienti nel fornire risposte invece troviamo il ministero dell’Interno, guidato oggi da Matteo Piantedosi (9,5%) e la stessa presidenza del consiglio dei ministri, dunque Giorgia Meloni (7,7%). A questi si aggiungono 3 ministeri con lo 0% di risposte fornite. Si tratta dei ministri per il Turismo, per la Famiglia e la protezione civile e le Politiche del mare. E dunque, rispettivamente, Daniela Santanchè, Eugenia Roccella e Nello Musumeci.
Da notare che anche il ministero delle Infrastrutture non fa registrare un’alta percentuale di risposte. Il dicastero guidato dal vice presidente del consiglio Matteo Salvini infatti ha risposto solo nel 17,5% dei casi. Ma questo non è l’unico primato che rischia di registrare il governo. L’esecutivo infatti è “campione” anche di decrteti-legge: in media 4,5 Dl pubblicati ogni 30 giorni. Un record anche questo per. Nella trasparenza del Parlamento.