di Antonio Acerbis
Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte. È senz’altro uno dei passi più noti ed emblematici del Vangelo. E uno dei passi che, con gli ultimi avvenimenti, torna pesantemente in mente. Con l’unica differenza che oggi al posto dei galli, abbiamo i corvi che volano attorno alla figura di Bergoglio. Solo nell’ultimo periodo si sono addensati una serie di eventi che hanno creato un caso Vaticano. Anzi, un caos Vaticano. Da qui la domanda: semplici coincidenze? Difficile dirlo, tenendo conto anche della puntualità di alcune rivelazioni o accadimenti. Poco prima o poco dopo il sinodo e, nell’ultimo caso, poco prima della pubblicazione dei due libri-inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi.
LA GENESI – Tutto comincia agli inizi di ottobre. Siamo vicini all’inizio del sinodo (comincerà il 5) ed ecco che spunta fuori la notizia che non ti aspetti. Il prelato Krzysztof Olaf Charamsa, 43 anni, segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale vaticana e ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede, dichiara di essere gay e, addirittura, di avere un comagno. In Vaticano è il caos. C’è chi parla di lobby gay, chi di attacchi mirati, chi pensa a notizie inventate per destabilizzare il Papa prima del sinodo che tratterà, guarda caso, proprio il tema della famiglia. Insomma, l’idea che dietro ci sia una manovra è forte. E non a caso. Perché alla prima coincidenza (così si chiamano, giusto?), ne segue una seconda. Siamo nel pieno del sinodo ed ecco che qualche longa manus passa a Sandro Magister, giornalista de L’Espresso, una lettera firmata da 13 cardinali e inviata a Francesco. A firmarla alcuni pezzi grossi, dagli italiani Scola, Caffarra e Piacenza a Erdo, Pell, Sarah, Muller. Il senso della missiva è chiaro: non vogliamo alcuna apertura perché “così richiamo di sparire”. I conservatori bacchettano il Papa e, alla fine, hanno la meglio dato che il Sinodo, alla fine, non ha portato ad alcuna svolta epocale, così come avrebbe voluto lo stesso Pontefice.
VIA CRUCIS – Ma restiamo in tema Sinodo. La terza “sconfessione” arriva proprio a fine riunione dei porporati, quando la “mozione” per la comunione ai divorziati (l’unica timida apertura a cui si è giunti) passa con un solo voto. Insomma, metà dell’assemblea non approva la linea rivoluzionaria di Bergoglio che, nei corridoi vaticani, sibila: “qualcuno ha usato metodi non benevoli”. Che sia una vera e propria guerra? Probabilmente sì. E, si conceda il gioco di parole, anche se parliamo di battaglie cattoliche i metodi sono poco ortodossi. Tanto da arrivare anche a spiattellare la notizia di un presunto (e mai chiarito) tumore al Papa col dottor Fukushima accorso per visitarlo. Un tumore benigno, per carità. Vero o non vero, che sia, il metodo è, ancora una volta, “da corvo”. Obiettivo: rendere il Papa indifeso, intimorirlo perché la sua linea è troppo dura. Specie sui privilegi di una vita. Ma non basta. Ecco la quinta coincidenza: violazione informatica, scoperta pochi giorni fa, di un computer assai delicato. Quello di Libero Milone, 67 anni, Revisore generale della Santa Sede, nominato a giugno da papa Francesco. La sala stampa vaticana fa finta di niente. Ma Oltretevere si viene a sapere che la Gendarmeria vaticana ha aperto un’indagine per scoprire chi, nelle ultime settimane, abbia cercato e sia in parte riuscito a leggere i file riservati del pc. I corvi, insomma, sono all’azione. E al Vaticano è il caos. Un caos che si è mischiato con altri mille scandali (a cominciare dai turbolenti rapporti con il sindaco Ignazio Marino dopo l’invito-non-invito in Usa). Fino a quanto sta emergendo in queste ore. I rapporti ora diventano sempre più accesi, tra Bergoglio il rivoluzionario e chi invece vuole lo status quo con tutti i suoi privilegi. La distinzione è epocale. Perché l’uno pensa allo spirito. Gli altri al potere temporale. Il Medioevo, per alcuni, non è mai tramontato.