Un balzo importante. Dovuto ovviamente innanzitutto al poderoso risultato elettorale. E dunque nulla da ridire essendo inevitabilmente il frutto della decisione degli elettori che hanno premiato – e in larghissima misura – Fratelli d’Italia. Ma è anche la conseguenza di un cortocircuito curioso: nonostante il taglio dei parlamentari, a sbirciare i bilanci di previsione 2022 di Camera e Senato, si scopre che il fondo per i gruppi parlamentari è lo stesso degli anni passati.
Da 2,7 milioni a 16 milioni di euro. Il ricco balzo di Fratelli d’Italia dal 2018 ad oggi. Tanto prenderanno i gruppi della Meloni nelle due Camere. I parlamentari sono meno, ma il totale dei fondi no
Per la Camera 30,8 milioni di euro; per il Senato 22,1. Secondo quanto comunicato per via ufficiosa al nostro giornale direttamente dai palazzi istituzionali, va da sé che la divisione della torta avviene tenendo conto in media di quante persone formano i singoli gruppi. Risultato? Lo stesso taglio dei parlamentari fa aumentare la “quota” per ogni singolo membro di ogni singolo gruppo, essendo il fondo identico ma le persone tra cui dividerlo molto meno.
E così, tanto per intenderci, se alla Camera si viaggiava su 49mila euro a deputato nel 2018 (30,8 milioni diviso 630), ora la quota si è alzata a 77.175 euro (30,8 milioni diviso 400). Stesso discorso al Senato: da 70.222 (22,1 milioni diviso 315) a 110.600 euro (22,1 milioni diviso 200).
Certo, qualcuno dirà: si spera che nel 2023 – primo anno interamente distinto da una legislatura con 400 deputati e 200 senatori – i fondi vengano decurtati per tornare alla media degli anni passati. Ma, come detto, “si spera”. Per adesso è solo una speranza. E l’unica certezza è il bilancio di previsione di quest’anno.
Ebbene, se tutto dovesse essere confermato il balzo in avanti del partito di Giorgia Meloni è piuttosto notevole. Sono i numeri, per quanto ovviamente soltanto indicativi, a dirlo. Nel 2018 FdI poteva contare su 18 senatori e 31 deputati. E dunque poteva ricevere 1,5 milioni di euro al gruppo alla Camera e 1,2 milioni al gruppo al Senato. Per un totale di circa 2,7 milioni di euro.
Adesso la musica è cambiata notevolmente. Secondo le nuove stime e i nuovi numeri dei gruppi, FdI potrebbe ricevere 6,9 milioni al Senato contando su un gruppo di 63 membri, e 9,1 milioni alla Camera considerando i 118 deputati. Totale: circa 16 milioni. Non che agli altri partiti vada peggio. Ovviamente per tutti la nuova ridistribuzione dei soldi porta beneficio. Un esempio? Il Movimento cinque stelle.
Nonostante abbia perso numerosi eletti tra politiche 2018 e l’ultima tornata, i numeri (se confermati dal prossimo bilancio di previsione) dicono che alla Camera il gruppo pentastellato potrebbe ricevere 4 milioni (rispetto ai 10,8 del 2018) e al Senato 3 (rispetto ai 7,5 del 2018). E questo nonostante gli eletti siano drasticamente meno: a Palazzo Madama si è passati da 68 a 28; a Montecitorio da 133 a 52.
E tutti gli altri? Stesso identico discorso. Il Pd, tanto per dire, nel 2018 (e dunque prima della scissione renziana) contava alla Camera 113 membri e riceveva 5,5 milioni e al Senato 59 membri per 3,6 milioni e rotti. Ora invece potrebbe ricevere – se la torta dovesse restare identica – 5,3 milioni alla Camera nonostante gli eletti siano di meno (69) e 4,2 al Senato (con “solo” 38 eletti). Va meglio che in passato anche alla Lega che potrebbe passare da 6,2 milioni a 3,2 a Palazzo Madama e da 4,1 a 5 e rotti a Montecitorio.
Nonostante gli eletti anche in questo caso siano diminuiti (da 59 a 29). Insomma, un piatto più che ricco. Con cui, dopo tante sterili polemiche sui 5S e su Paola Taverna e Vito Crimi, i partiti potranno assumere, eccome. Anche ex parlamentari, come nel caso della Lega, che in questo modo rientreranno dalla finestra.