di Gaetano Pedullà
I giornali, è risaputo, sono ormai più la clava dei loro editori che un corretto strumento di informazione per i lettori. Chi sfoglia i quotidiani non è fesso, e per questo ha smesso di andare in edicola. Sai che divertimento vedere colpi bassi e regolamenti di conti tra gruppi industriali, banchieri e costruttori contro politici e amministratori, mentre le notizie vengono stravolte, relegate in poche righe o enfatizzate all’inverosimile a seconda della convenienza di chi scrive (o fa scrivere). L’esempio più alto e sinceramente indigesto si sta registrando da alcuni mesi nella Capitale. I due quotidiani più antichi – Il Messaggero e Il Tempo – stanno conducendo una battaglia che è a dir poco sospetta contro il primo cittadino. Ora sarà pur vero che la città ha enormi problemi, che non ci sono soldi per le manutenzioni, per i servizi, per accontentare ogni genere di categoria (dai vigili urbani ai dipendenti delle municipalizzate) ma dare la colpa di tutto (e di più) solo al sindaco Ignazio Marino è a dir poco mistificante. L’ultima perla, mai vista su un quotidiano che ha avuto grande prestigio, è l’editoriale uscito sul Tempo del 24 dicembre. Un articolo in cui si ripete per l’ennesima volta (ci hanno scritto pagine e pagine) l’invito a Babbo Natale a portarsi via Marino. Fino a qui, dunque, niente di nuovo. La novità sta invece in fondo all’articolo, dove a firmare sono addirittura i “Giornalisti, tipografi e amministrativi de Il Tempo”. Una voce corale, insomma, perchè si capisca che la battaglia non è solo dell’editore o del direttore. Quello che il giornale non dice con altrettanta coralità è cosa si aspetta dal sindaco lo stesso editore. Aspettativa evidentemente fin ora delusa. Chissà che non abbia a che fare con licenze edilizie e permessi di cui è responsabile l’amministrazione comunale. Si capisce un po’ di più, invece, leggendo Il Messaggero, altrettanto ruvido – ma senza scomodare Babbo Natale o altre favolette per bambini – con il sindaco. Qui la partita riporta ai pagamenti del Comune verso la società costruttrice della linea C della metropolitana. Società costruttrice dove l’editore del quotidiano è importante azionista. Ma non è detto che questo sia l’unico motivo della pressione. Così la stampa romana macina il Campidoglio. Se un giorno cambierà registro ci sarà da preoccuparsi.