di Stefano Sansonetti
Un terremoto all’interno del superministero dell’economia. A quanto pare innescato da un buco nei conti pubblici che si è formato silenziosamente nell’ultimo anno e che è arrivato a valere qualcosa come 1,4 miliardi di euro. L’approccio del Governo guidato da Matteo Renzi al gioco d’azzardo al momento sembra aver prodotto soltanto disastri. E così, all’interno dell’ultima legge di Stabilità presentata alla fine della scorsa settimana, è spuntato fuori un comma piccolo piccolo, che vale la pena di riportare testualmente: “le modalità tecniche dei giochi, delle scommesse e dei concorsi a premi sono stabilite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze su proposta del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”. Apparentemente righe irrilevanti, in realtà dirompenti. Attraverso il passaggio, infatti, il Tesoro guidato da Pier Carlo Padoan prende in carico la predisposizione di tutta la normativa in materia di giochi, che d’ora in poi verrà messa nero su bianco soltanto su proposta dell’Agenzia dei Monopoli.
LA PARTITA
Insomma, a quanto pare la struttura guidata da Giuseppe Peleggi perde la centralità della funzione fin qui esercitata. Ma cosa è successo esattamente? E qui viene fuori un’amara realtà. Le norme sul gioco inserite dal Governo Renzi nella precedente legge di Stabilità, quella relativa al 2015, finora si sono rivelate un autentico flop. Gli osservatori più attenti mettono insieme una sequenza piuttosto impressionante. Innanzitutto si è rivelato un fallimento il condono delle agenzie di scommesse che agivano senza concessione. Su 7 mila realtà, solo 2.200 si sono messe in regola. Ma dei 220 milioni attesi dallo Stato in cassa ne sono arrivati solo 60. Poi c’è il capitolo del rinnovo della concessione del Lotto, che da più di 20 anni consecutivi è in mano alla Igt, la ex Lottomatica. Ebbene, lo Stato si aspettava di incassare 350 milioni di euro entro il 2015, in pratica la metà del valore di base della gara che il vincitore avrebbe dovuto sborsare in anticipo. La gara, cucita un po’ troppo su misura per la ex Lottomatica, è stata però smontata questa estate dal Consiglio di Stato. E adesso la pratica non può far altro che essere rinvita al 2016. Poi la Manovra 2015 ha introdotto la famosa sovrattassa da 500 milioni di euro sui concessionari di slot e videolottery. Il modo in cui la norma ha distribuito il peso del balzello tra i vari operatori della filiera, però, ha innescato una serie di ricorsi che adesso hanno portato addirittura alla Corte costituzionale. E così sono arrivati sì e no 180 milioni. Infine c’erano altri 500 milioni di maggiori entrate che sarebbero dovuti arrivare dall’accertamento. Ma in cassa sono entrati solo pochi spiccioli. Evidentemente la responsabilità di questo flop viene attribuita ai Monopoli. E a valle c’è il buco da 1,4 miliardi di minori entrate.
LE MOSSE
Per questo il Governo nell’ultima Manovra, oltre che espropriare i Monopoli, ha pensato da una parte di reperire dal settore gioco 500 milioni in termini di aumento del Preu (prelievo erariale unico); dall’altra di reperirne altri 500 portando da 15 mila a 22 mila i punti gioco operativi in Italia (almeno secondo l’interpretazione della norma fornita da Sistema Gioco Italia, in pratica la Confindustria dei giochi). Ora, a parte il fatto che in un Paese dove il gioco ha punte patologiche ragguardevoli non sembra proprio opportuno espandere la rete di sale e strutture. Ma la misura incontra l’opposizione proprio di Sistema Gioco Italia. Il presidente, Massimo Passamonti, spiega che in realtà “siamo favorevoli ad una riduzione dell’offerta di gioco, come dimostrano la nostra proposta di un vero e proprio piano regolatore e la decisione di molti associati di ridurre autonomamente l’offerta”. D’altra parte, “le stesse nuove concessioni previste dal bando hanno ben poche chance di tradursi i punti di raccolta di gioco, considerando i diversi provvedimenti espulsivi adottati a macchia di leopardo da Regioni e Comuni. Tutto ciò non può che mettere a rischio, come da noi ampiamente segnalato, il gettito erariale”. Insomma, gira e rigira è sempre il solito pantano.
Twitter: @SSansonetti