Il centrosinistra ora ci crede davvero. Dopo la vittoria in Sardegna della sua candidata Alessandra Todde, che ha strappato alle destre la guida della Regione, le forze progressiste sperano nell’effetto domino. A pochi giorni dal voto in Abruzzo, previsto per domenica 10 marzo, la partita è aperta. Due i candidati: il governatore uscente, Marco Marsilio, per il centrodestra e Luciano D’Amico per il centrosinistra.
A pochi giorni dal voto in Abruzzo, previsto per domenica 10 marzo, la partita tra i due candidati, Marsilio e D’Amico, è aperta
Marsilio, ex senatore, fedelissimo di Giorgia Meloni, con la vittoria del 2019, quando ottenne il 48% dei consensi, fu il primo presidente di regione di Fratelli d’Italia. Nonostante le sue origini abruzzesi, da più parti viene criticato per essere un romano “in trasferta” in Abruzzo per scelta del partito. Suo sfidante diretto sarà D’Amico, alla guida del cosiddetto “Patto per l’Abruzzo”, campo largo che va dal Pd ad Azione e Italia viva fino ai 5 Stelle. Abruzzese “per origine e scelta”, come recita la biografia sul suo sito web, è stato rettore dell’università di Teramo e presidente della Tua, la società di trasporto pubblico regionale.
Se il centrodestra, fin dall’inizio, è stato dato per favorito, gli ultimi sondaggi restituiscono una situazione incerta. Marsilio viene sì indicato come potenziale vincitore, ma con una forbice che varia dai pochi centesimi ai circa cinque punti di vantaggio e con parecchi punti percentuali di inferiorità rispetto a D’Amico per quanto riguarda la fiducia personale. E le elezioni sarde confermano che la partita è tutta da giocare. Le due principali forze politiche che nel centrosinistra appoggiano D’Amico, vale a dire il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte e il Partito democratico di Elly Schlein stanno già scaldando i motori.
“Giovedì (ovvero oggi, ndr) mi sposto in Abruzzo”, dove c’è “una competizione complicata per noi”, con “una giunta uscente di centrodestra”. Anche lì “c’è un progetto molto chiaro con obiettivi condivisi da realizzare il giorno dopo se gli elettori dovessero premiare la nostra proposta”, ha detto il leader dei pentastellati. In riferimento a ciò che accade nell’imminenza del voto, Conte ha parlato di un “sistema clientelare che si muove, arrivano micro-finanziamenti, si mette in modo una certa agitazione da parte della giunta uscente che rischia di indirizzare un voto organizzato. Ma noi gireremo in lungo e largo l’Abruzzo”, ha aggiunto.
Il candidato dei giallorossi D’Amico chiuderà la campagna elettorale senza leader ma con la Todde
Vale la pena ricordare che la premier lo scorso 7 febbraio all’Aquila ha di fatto inaugurato la campagna elettorale firmando con Marsilio l’Accordo con l’Abruzzo sui fondi FSC, confermando la sua vicinanza alla Regione perché si tratta di “un territorio a cui sono molto legata”, “sono stata “eletta qui come parlamentare”. Non solo: ha confermato che il raddoppio della ferrovia Roma-Pescara si farà. Che tempistica, ragazzi. Verrebbe da dire. Ad ogni modo Conte da oggi girerà l’Abruzzo per lungo e per largo fino al 4 marzo. E la prossima settimana arriverà anche Todde a dare una mano a D’Amico. L’ex rettore ha anche anticipato, in un’intervista all’Huffington Post, che intende anche lui chiudere la campagna elettorale senza leader nazionali delle forze che lo sostengono e anzi ha auspicato che sul palco con lui ci sia proprio la nuova presidente della Regione Sardegna.
“Era dal 2015 che non si vinceva una regione in cui governa la destra. Fra due settimane possiamo vincere anche in Abruzzo con Luciano d’Amico”, ha dichiarato Schlein. D’Amico non viene dalla politica. Ed è questo il motivo che ha messo d’accordo l’ampia coalizione che lo sostiene. Una squadra che rievoca un precedente del 1995 quando Antonio Falconio, appoggiato dalla più ampia delle coalizioni, ribattezzata Abruzzo Democratico, conquistò la Regione battendo il centrodestra di Piergiorgio Landini per un nonnulla: 48,22% contro il 47,21%. Ci crede anche Carlo Calenda che ieri ha fatto una sorta di mea culpa per aver sostenuto la corsa solitaria di Renato Soru in Sardegna.
Rimane alto il pressing del Pd per andare uniti anche in Piemonte e Basilicata
“Due settimane fa ero in Abruzzo a sostenere il candidato di tutto il centrosinistra. Non è cambiata una virgola della nostra posizione tranne una certezza: candidati terzi alle regionali basta. Ne abbiamo sostenuti sei da quando è nata Azione e non funziona. Nella vita si impara, altrimenti si finisce contro un muro”, ha detto il leader di Azione. “Il mio numero è sempre lo stesso, Calenda decida cosa vuol fare da grande perché gli elettori ci chiedono credibilità, serietà”, ha replicato Conte. “E comunque Calenda e chiunque sappia che da noi si passa non per questioni di rapporti personali ma questioni di convergenza su temi e progetti”. Dunque Avanti sull’Abruzzo, poi per le altre Regioni in ballo, dal Piemonte alla Basilicata su cui rimane alto il pressing del Partito democratico per andare uniti, si vedrà.