Silenzio stampa. È quanto hanno chiesto oggi i genitori di Cecilia Sala, per scongiurare il rischio che “si allunghino i tempi” e che “si complichi la situazione” della figlia. Per questo hanno rivolto “un appello agli organi di informazione” e alle forze politiche.
“La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante”, hanno aggiunto, “per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione”. “Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”, hanno concluso i genitori della giornalista.
Teheran: “L’Italia respinga la politica statunitense di presa di ostaggi”
Intanto da Teheran è giunta la richiesta all’Italia “di respingere la politica statunitense di presa di ostaggi” e di “prendere rapidamente le misure necessarie per garantire il rilascio” di Mohammad Abedini, “al fine di evitare che le relazioni bilaterali tra Teheran e Roma subiscano danni a causa dell’ingerenza americana”.
All’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, il ministero degli Esteri iraniano ha sottolineato che l’arresto di Abedini “è un’azione illegale, compiuta su richiesta del governo degli Stati Uniti. Tale azione rientra nelle politiche ostili dimostrate degli Stati Uniti, mirate a prendere in ostaggio cittadini iraniani in diverse parti del mondo, attraverso l’imposizione extraterritoriale delle loro leggi interne”.
Abedini in aula il 15 gennaio
Intanto è stata fissata per il 15 gennaio l’udienza sulla richiesta dei domiciliari per l’ingegnere iraniano in carcere dallo scorso 16 dicembre, dopo essere stato bloccato a Malpensa per via di una richiesta di estradizione avanzata dagli Usa.
A giudicare sarà un collegio della Corte d’Appello ad hoc e che non contempla il giudice che ne aveva convalidato l’arresto per dare una garanzia ulteriore di imparzialità, e proseguirà anche con la procedura legata alla istanza degli Stati Uniti.
Intanto si è in attesa dell’ordine di arresto del distretto del Massachusetts che sarebbe stato deciso da una giuria e non dovrebbe essere motivato, mentre potrebbero essere inviati da oltreoceano altri documenti a sostegno delle accuse, che dovranno essere vagliate dalla corte milanese, la quale si pronuncerà anche sulla loro sussistenza.
Il legale: “Prega per Cecilia Sala e per sé”
Infine venerdì mattina l’avvocato difensore di Abedini, Alfredo De Francesco, ha riferito che l’ingegnere “ha chiesto un po’ di informazioni su Cecilia Sala. Gli ho spiegato un po’ la situazione e mi ha chiesto di scrivere il nome di Cecilia Sala su un foglietto che avevano lì e mi ha detto che su lei e su sé stesso pregherà molto”.
Si allungano i tempi lunghi per la decisione
Sulla situazione processuale, “la procedura di estradizione va parallela, ma ha una sua autonomia”, ha spiegato il legale, “dovrà arrivare le carte al Ministero che avrà tutto il tempo necessario per poterle trasmettere alla corte di Appello, che poi le manderà per la requisitoria e si procederà all’udienza. I tempi non sono sicuramente strettissimi”, ha concluso.