Le Lettere

I finti pro Gaza

Starmer dice che Londra non si opporrà più alla richiesta di mandato di cattura per Netanyahu. Kamala Harris parla delle sofferenze di Gaza. Forse è una svolta.
Corrado Virga
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Gentile lettore, non s’illuda, è solo opportunismo. La mossa di ritirare l’opposizione al mandato di cattura, chiesto dal Tribunale dell’Aja contro Netanyahu per crimini di guerra, deriva dal fatto che Starmer ha vinto le elezioni, ma perdendo il 10% dei voti. I sondaggi gli garantivano il 44% ed ha avuto il 33%. Il Labour alle elezioni del 2017 prese il 40%. Starmer sa benissimo che gli sono venuti meno i giovani e i musulmani, numerosi in Uk per la forte immigrazione da Pakistan e Paesi arabi. Di converso quattro ex laburisti, fuoriusciti dal partito in disaccordo con la politica su Gaza, sono stati eletti come indipendenti sbaragliando i candidati labour. Starmer è e rimane un sionista convinto. Ha sposato un’ebrea e si è convertito: il sabato non lavora e, racconta lui stesso, va in sinagoga. Ha fatto fuori l’ex capo del partito, Corbyn, accusandolo di antisemitismo perché difendeva i diritti dei palestinesi. Ostacolare il mandato di cattura per Netanyahu sarebbe stato molto impopolare per il governo. Quanto alla Harris, le sue frasi – come “Non starò zitta di fronte alle sofferenze di Gaza” – sono di una volgare ipocrisia: non ha battuto ciglio quando Biden inviava migliaia di bombe a Israele e nei giorni scorsi ha ricevuto il “criminale di guerra designato” Netanyahu. Il fatto è che anche lei teme un’emorragia di voti. Dimenticavo: Kamala ha sposato un ricco avvocato ebreo americano. Il diavolo non gioca mai da solo.

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