Prendete Rossano Ercolini e dategli modo di spiegare come si potrebbe giungere a una vera e propria rivoluzione ecologica, dategli modo di illustrare dieci regole per salvare il mondo con pratiche mirate per avere zero sprechi e, di conseguenza, zero rifiuti. Mentre siamo tempestati di foto e di notizie di cronaca che ci parlano di cassonetti incendiati, roghi tossici, impianti malfunzionanti e rifiuti per strada anche (ma non solo) nella Capitale d’Italia, sembra fantascienza parlare di regole che permettano di vivere senza mandare tonnellate di rifiuti in inceneritori o in discariche, azzerando l’inquinamento che da essi deriva e non immettendo microplastiche nei mari.
Ecco: dopo aver letto Rifiuti Zero. I dieci passi per la rivoluzione ecologica del Premio Nobel per l’ambiente (Baldini + Castoldi, pagg. 220), vi ricrederete. Dirò di più, lasciandomi andare a una piccola confessione: io stesso mi sono approcciato a questo libro con una certa dose di scetticismo. Un problema enorme come quello dei rifiuti, che anche istituzioni strutturate come quelle locali e nazionali difficilmente risolvono, non può essere affrontato in maniera puntuale da un solo libro. Ma Ercolini è più di uno scrittore. Ci si rende conto della sua profonda sensibilità e conoscenza del tema, pagina dopo pagina.
E così, pagina dopo pagina, lo scetticismo lascia il posto all’idea concreta che “zero rifiuti” non sia solo una favoletta. A patto, però, che si comprenda un punto fondamentale: “ciò che è davvero decisivo per accendere il percorso ‘rifiuti zero’ – spiega Ercolini – è il coinvolgimento capillare delle comunità rendendole consapevoli di ‘essere parte del problema’ e proprio per questo anche ‘parte della soluzione’”. E, dunque, occorre puntare sulla formazione e sulla informazione. E questo libro, a riguardo, è una pietra miliare. Che lascia intendere come anche le piccole accortezze possano essere determinanti. A cominciare dalla raccolta differenziata. A cominciare, prima ancora, dal no ai sacchetti neri in cui buttiamo tutto indistintamente.
Una banalità? Non secondo Ercolini, che si rifà nell’analisi allo sguardo tenace dei bambini: “Perché il nero? Perché c’è qualcosa da nascondere? E se c’è da nascondere vuol dire che qualcosa del nostro comportamento viene percepito come gravemente sbagliato”. Il racconto così prosegue, punto per punto, regalando ritratti inaspettati di pratiche e comunità virtuose all’estero ma anche in Italia: cittadini impegnati in un futuro meno distante di quanto si pensi; elettrodomestici cui viene donata una “seconda vita” d’arredamento; incentivi pubblici in bolletta per creare un circuito virtuoso. D’altronde parliamo del nostro pianeta nelle nostre mani. E, come spiega Ercolini, anche questa non è affatto una favoletta.