È un amaro calcolo quello che il Centro studi Itinerari previdenziali, presieduto da Alberto Brambilla, ha elaborato (qui il focus). Nel 2020 l’Inps ha risparmiato in spesa per pensioni 1,1 miliardi a causa dell’eccesso di mortalità per Covid. E fino al 2029 si avrà una spesa minore per 11,9 miliardi. “Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato nel 2020 – si legge nel nono Rapporto – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate”.
I conti dell’Inps alleggeriti dai lutti della pandemia
Nel 2020 a causa del crollo dell’occupazione legato alla pandemia da Covid è peggiorato per la prima volta dopo vent’anni il rapporto tra lavorativi attivi e pensionati, emerge ancora dal Rapporto. Tuttavia il sistema italiano “regge” e ha “buone prospettive di recupero già nel breve termine”. Nel 2020 aumentano i pensionati che arrivano a 16.041.202 unità mentre si riducono di 537mila unità gli occupati. Cala di riflesso, e principalmente proprio per effetto dell’emergenza sanitaria, il rapporto tra occupati e pensionati, che si ferma a 1,4238, registrando un ribasso di quasi 2,4 punti percentuali (-2,33%) rispetto alla precedente rilevazione.
Il costo delle sole attività assistenziali in Italia a carico della fiscalità generale ha raggiunto nel 2020 i 144,748 miliardi con un aumento di 55,76 miliardi rispetto a quello registrato nel 2012 (+62,6%). La spesa per le prestazioni previdenziali (Invalidità, vecchiaia e superstiti) del sistema obbligatorio è stata di 234,7 miliardi di euro, in aumento di 4,5 miliardi (+1,95%) rispetto all’anno precedente. Nel complesso, nel 2020 l’Italia ha destinato alle prestazioni sociali (pensioni, sanità e assistenza) 510,258 miliardi, quasi 22 in più del 2019 (+4,5%) .
L’incidenza della spesa per welfare sulla spesa totale scende però dal 56% al 54%. Un calo imputabile all’enorme aumento delle risorse destinate, a causa dell’emergenza sanitaria, agli interventi a sostegno dell’economia. Sono oltre 476mila le pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni. Sono 423mila le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato. Tra queste oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso.
Le pensioni di vecchiaia vigenti da oltre 40 anni sono 53.634 nel settore privato e 21.104 nel settore pubblico. La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato – si legge nel Rapporto – e di 44 per il pubblico “mentre prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni”. Questo è un “ monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni”.
La Quota 102 per l’accesso alla pensione (almeno 64 anni di età e 38 di contributi) prevista per quest’anno – argomenta Brambilla – potrebbe essere mantenuta se si agganciasse all’aspettativa di vita e si utilizzasse insieme interamente il calcolo contributivo. “Agganciare l’età della pensione alla speranza di vita – dichiara il senatore M5S Sergio Puglia – è il dato che un’indagine tecnica ed analitica impone. Il legislatore deve tener conto della scienza (economica) e deve portare e rappresentare le esigenze sociali e culturali dei cittadini. La ponderazione di queste due esigenze porta a considerare utili sistemi di anticipo pensionistico legati esclusivamente a oggettive situazioni che lo giustificano e congiuntamente associare a ciò importanti punizioni e scoraggiamenti a chi una volta pensionato lavora in nero”.
“Premesso che parlare di risparmi sulla tragedia dei decessi Covid è fuori luogo, si tratta di una variazione minima sui flussi di spesa Inps per le pensioni, che è circa 250 miliardi l’anno, quindi circa lo 0,3%, a fronte del quale, nello stesso periodo, sempre per emergenza Covid, l’Inps ha speso in piu’ circa 55 miliardi di euro per aiutare 15 milioni di persone” ha commentato a Mattino 5 il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “Questo dato, senza enfasi – ha aggiunto – era già contenuto nel nostro rapporto annuale nel 2021, a cui giustamente non abbiamo voluto dare risonanza perché poco significativo e fuori luogo”. Tridico ha spiegato che il valore sarebbe più basso rispetto alla stima di itinerari previdenziali, perché nella stima dell’Istituto si incorporano soggetti che avrebbero avuto aspettative di vita più basse.